Wenger, the manager

Diversa e più piacevole la riflessione sulla squadra attualmente capolista in Premier e col vento in poppa in Champions League, vedi anche mercoledì contro il Napoli, e cioè l’Arsenal. Qui vorrei porre l’accento su allenatore e filosofia/strategia della Società. Arsene Wenger personifica bene, infatti, le tre caratteristiche, personali e societarie, di tale strategia che vorrei riassumere in Fede-Esperienza-Gioventù. Non è un caso che i tifosi mostrano ogni partita un cartello che dice “In Arsene we trust”/ in Arsene abbiamo fede, abbiamo fiducia. Lunedì scorso questo allenatore, 64 anni, molto sobrio, quasi scorbutico, ha celebrato ben 17 anni come coach, ma aggiungerei come mentore della squadra. Ha vinto poco, ma ha sempre creduto in una politica molto suggestiva: valorizzare i giovani, vendere al miglior prezzo i migliori per lanciare altri giovani talenti. Quest’anno Arsenal è attualmente capolista, non importa se vincerà o meno il titolo, ma è sempre oggetto di ammirazione proprio per la sua politica e la sua coerenza. Quest’anno per la prima volta ha preso un vero top player-Ozil-per 40 milioni di sterline, ma ne valeva la pena perchè hanno capito che con la sua classe poteva aiutare a meglio valorizzare i suoi nuovi giovani sui quali ha puntato. Dicevamo esperienza e gioventù, perchè con la sua esperienza quest’anno Wenger sembra aver fatto en plein nello scovare e lanciare nuovi talenti. Aveva già lanciato e valorizzato Theo Walcott, ora nazionale e definito la più veloce ala inglese, ed anche Alex-Oxlande Chamberlain, anche lui ormai in nazionale. Ma quest’anno ha in squadra grandi campioni lanciati e cioè Ramsey, anni 22, uscito da terrificanti infortuni che sembravano finire la carriera. ora è ritornato alla grande e viene assimilato a Bale. Strepitoso anche il lancio di Jack Willshere, che Capello ha definito un grandissimo e sotto i 20 anni, e un ragazzo di 18 anni che ho visto giocare nelle ultime partite molto bene: Serge Gnabry (nella foto), un tedesco con genitori della Costa d’Avorio che Wenger ha acquistato 2 anni fa per 100 mila sterline, sembra il migliore di tutti e orgoglio dello stesso allenatore. Insomma, ritornando al Manchester United, non è solo un problema di anziani e giovani, ma soprattutto di filosofia e strategie definite e programmate nel tempo. Per concludere bello vedere un allenatore che rimane 17 anni nella stessa squadra (come Ferguson, ma puntando sulla valorizzazione dei giovani) e che dice, “Vorrei essere qui per sempre, ma non sono immortale”. Nel frattempo il Paris Saint Germain forse  lo aspetta per l’anno prossimo, ma potrebbe anche arrivare un rinnovo.

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