La cessione di Martinez e il futuro di Suning all’Inter
Ballano cessioni importantissime in casa Inter. Suning starebbe trattando la cessione di Icardi puntando a 70 milioni e quella di Lautaro puntando agli 80-100.
Donde va Lautaro?
Cifre monstre che permetterebbero davvero di fare una campagna acquisti sontuosa, ma al momento si potrebbe anche aprire un altro scenario. Stando ai rumors di mercato infatti tutti i tentativi fatti sono invero verso giocatori in scadenza di contratto, quindi da prendere a parametro zero, oppure rientranti nelle trattative dei due sopracitati giocatori come Vidal e Cavani.
Sfumati a quanto pare due colpi sempre a parametro zero come Giroud e Mertens, il grande rilancio sarebbe l’acquisto di Werner dal Lipsia, altrimenti si aprirebbe un’altra prospettiva: grandi incassi, bilancio della società messo a lustro, acquisti di giocatori anziani ma comunque ancora validi e da “tutto e subito” pronti a vincere come Vidal e Cavani per provare a vincere un titolo già nel 2021 e poi… uscita di scena magari tra gli applausi per aver rimesso in sesto la baracca riportandola in champions. Considerate le controverse situazioni in Cina, dal calo della crescita economica, al corona virus in generale, e nel particolare il netto calo dei ricavi dei prodotti Suning-Inter sul mercato orientale e delle sponsorizzazioni provenienti dalla Cina, crollate addirittura del 60% quest’anno, per non parlare della stessa Suning che ha dimezzato le già scarne sponsorizzazioni provenienti dalle sue aziende, questa strada potrebbe aprirsi tra un anno o due.
Si parla è vero di un nuovo main sponsor cinese per l’Inter dal 2021 al posto della Pirelli, ma che fornirebbe 25-30 milioni, cioè poco più di quello che fornisce la stessa Pirelli. Si tratterrebbe di un cambio più identitario che capace di rifocillare le casse o che prospetti un grande rilancio.
Nel primo anno da proprietaria nerazzurra, Suning ha più che raddoppiato i ricavi commerciali rispetto a Thohir, scatenando gli entusiasmi dei tifosi, che hanno risposto raddoppiando le vendite dei biglietti e degli abbonamenti, ma poi la curva è andata scemando, con incrementi minimi, sopperiti però dagli oltre cento milioni arrivati dalla qualificazione champions tra Uefa e diritti televisivi della competizione. Intanto però aumentava il monte ingaggi, pesantissimo anche il costo del contratto di Spalletti, che non essendosi accasato da nessuna parte continua a pesare per 25 milioni, staff compreso, sulle casse della beneamata.
Paradossalmente quello che sembra non funzionare è proprio l’internazionalizzazione del brand, crescono infatti i proventi da Nike e Pirelli in virtù delle qualificazioni champions, l’entusiasmo dei tifosi locali che riempiono san siro e fanno gli abbonamenti a sky e dazn, comprano merchandising, ma al contrario non i ricavi e le sponsorizzazioni dal mercato orientale, ne’ l’interesse dei tifosi orientali, tutti orientati alla Premier League. Non bene i ricavi dalla stessa cinese Infront, con cui si è rescisso il contratto nel 2018.
Tornando alla domanda iniziale? Perchè vendere Lautaro? Può diventare il più forte centravanti al mondo in una prospettiva a lungo termine, è giovanissimo, completo, con mentalità. Su un piano strettamente calcistico e senza considerare eventuali altre strategìe non se ne sentirebbe il bisogno, così come delle cessioni di Rafinha, Cancelo, Icardi, Pinamonti, a meno che non si voglia fare una squadra di esperti per vincere subito, cosa che sicuramente accontenterebbe Conte che non vuole aspettare, ma in fondo anche noi tifosi che non vediamo titoli dal 2011, ma come detto darebbe anche alla proprietà una via di uscita con i conti a posto e un titolo sul petto.
Ovviamente si tratta solo di ipotesi, ma basate su dati di fatto e scenari logici. Al contrario dopo aver creato una squadra di usato sicuro pronta a vincere subito, messo a posto i bilanci con le cessioni di Icardi e Lautaro, Suning, se non uscisse di scena con uno scudetto sul petto, si troverebbe in uno scenario in stile post-triplete, con giocatori non tanto plusvalenzabili e con contratti pesanti e la necessità di investire seriamente per riaprire subito un nuovo ciclo, dovendo però appunto fare i conti con la difficoltà incontrata nel creare quel brand “intrernazionale”, con i tempi lunghi per un nuovo stadio di proprietà e il sempre più scarso interesse del pubblico mondiale per il calcio italiano.