Cronaca allo stadio di Inter-Parma
Un sabato pomeriggio a San Siro, quasi sessantamila nerazzurri sostengono una squadra ben al di sotto delle aspettative, le scuse e gli alibi stanno a zero, il tifo è a mille
Oggi ho veramente esagerato, mi presento allo stadio con un’ora e mezzo d’anticipo e non c’è veramente nessuno. Fuori dallo stadio personaggi non propriamente oxfordiani, ma dentro lo stadio è letteralmente vuoto, ma è anche bellissimo contornato solo dagli striscioni in bella mostra. Nel 2018 persino la curva ormai si riempie solo nell’ultima mezz’ora, quindi un consiglio me lo sento di darvelo, il limite giusto per varcare l’ingresso della scala del calcio è 45 minuti prima del fischio d’inizio o oltre, 40 minuti prima infatti le squadre entrano in campo per il riscaldamento e la situazione si fa più fluida, seguono l’ormai classico lancio delle magliette in tribuna da parte di due belle donzelle munite di cannone apposito, gli inni con prima il più sentito “c’è solo l’Inter”, con liturgico applauso di tutto lo stadio al passaggio dedicato a Peppino Prisco, “la serie A è il nostro Dna e io non rubo il campionato e in serie B non son mai stato” e a seguire “Pazza Inter”, formazioni e ingresso in campo delle squadre.
Alla fine sono quasi sessantamila i presenti, un numero una garanzia, con tanti che si affrettano a prendere posto all’annuncio delle formazioni o a partita iniziata. Lo schema e la cornice sono sempre gli stessi, praticamente pieni l’arancio (distinti), il blu (curva sud) e il verde (curva nord), rimane chiuso al pubblico il terzo verde e aperto all’ultimo il terzo rosso che però permane semideserto. Primo e secondo rosso come sempre tradiscono qualche vuoto.
Al terzo blu logicamente si assiepano i tifosi ospiti, che non sconfessando il loro tradizionale snobismo si presentano anche loro in larga parte solo all’ultimo. Inizialmente ci sono solo 400 supporters raccolti dietro lo storico striscione dei Boys, dal 1977 al seguito del Parma, muniti di un folto nugolo di bandiere tutte uguali giallo-bianco-blu di media grandezza e di una bandiera medievale, probabilmente simbolo del ducato di Parma. Poi arrivano almeno altrettanti tifosi, per un totale di mille e forse più, che si posizionano alla loro destra, ma metà di loro segue la partita seduti. Oltre allo striscione dei Boys si distingue quello del “centro coordinamento parma club”, il resto sono stendardi crociati con scritte illeggibili, ah questa moda degli stendardi…
Nella curva di casa come sempre il colore si condensa dietro gli striscioni “Boys san” e “Ultras” con nuovi stendardi e le solite bandiere. Il tifo è veramente carico, la curva ci crede e i battimani, novità, sono seguiti da tutto lo stadio. Anche la porzione parmigiana fa il suo dovere, ma onestamente il tifo è costante ma non possente, visto il numero ci si aspetterebbe di sentirli di più, i parmigiani non vociano. Tra le due tifoserie emerge una certa rivalità, la nord augura il ritorno in serie b ai rivali, che contraccambiano con cori anche pesanti, ma spesso ignorati o persino non sentiti dal resto dello stadio, visto il tono flebile.
Nella ripresa la curva del Parma si spegne un po’, per poi riaccendersi scontatamente solo dopo il vantaggio, il tifo interista è invece veramente generoso, dagli spalti nessun fischio nonostante lo spettacolo indegno, dalla curva “Inter facci un gol” che sembra quasi una preghiera con i tifosi quasi tutti a torso nudo vista l’afa e che all’inglese danno le spalle al campo abbracciati durante il coro sopracitato. Ad un quarto d’ora dal termine in un momento a dir poco morto della partita parte anche la sciarpata sulle note di “oh mia bela madunina”, poi non si può pretendere di più.
Il Parma porta a casa i tre punti, il pubblico interista si dimostra fin troppo generoso e merita di più.