Tempi forzati e tempi anacronistici, ma conta solo l’Inter

Mercato, stadio, Inter, i temi caldi

Tiene banco in the house of Inter la questione attaccanti. Sì, perchè Lautaro e Thuram hanno fatto un rientro anticipato dalle vacanze, bravi loro e grazie ragazzi, ma viene da chiedersi se val la pena forzare la preparazione per averli pronti tra dieci giorni, data dell’inizio del campionato, ecco di fronte ad una stagione alle porte lunghissima. Il problema invero è che i sostituti Taremi e Arnautovic si sono infortunati, ahinoi, tanto che si parla di uno spostamento dello invece scoppiettante Mikhitaryan in attacco. Correa non sembra dare molte garanzie, mentre il mercato si dilunga. Tutti noi sogniamo il rientro di Pinamonti in squadra, che tra l’altro servirebbe come cresciuto nelle giovanili nerazzurre per le liste Uefa. Ma il discorso pare complicato, o comunque dilungante, così come per il Gudmunsson del Genoa.

Intanto continua la manfrina del comune di Milano per mantenere san Siro e di conseguenza la proprietà sullo stadio, non permettendo a Inter e Milan di avere il proprio stadio di proprietà, come avviene in ogni squadra del mondo. Certo, tutti noi amiamo il Meazza, ma Il gruppo Webuild propone un progetto che oserei definire surreale, quattro anni infatti di lavori giocando a capienza ridotta e dentro un cantiere aperto, una volta completati i lavori si parla di 13mila posti premium e capienza ridotta.. Ma come, gli ecopasdaran contro i nuovi stadi non accusavano Inter e Milan di voler fare troppi posti premium a dispetto dei posti popolari e uno stadio per l’appunto a capienza ridotta? Una roba per brutti riccastri? Ma allora erano erano tutte ballotte demagogiche, l’intenzione invece è sempre stata mantenere la proprietà statale sullo stadio, altro che popolarità e rispetto dell’ambiente. Si parla poi di costruire un ristorante, uno, che miseria. Nel ventunesimo secolo è tempo che ogni club abbia il suo stadio privato, che esalti l’identità e il senso di appartenenza dei tifosi sette giorni su sette con non uno ma decine di esercizi commerciali che abbiano un riferimento alla storia nerazzurra come vi abbiamo parlato in precedenza e permetta di avere quegli introiti che ci liberi dalla dipendenza dalle tv e dagli sponsor e dall’oppressione burocratica. Tutto il resto è noia.

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