Cari amici, rieccoci in pista dopo le feste natalizie. In questi giorni ha tenuto banco la sconfitta dell’Inter contro la Lazio, ma sopratutto la reazione che hanno avuto i tifosi sui social. Molti commentatori si sono lamentati delle eccessive critiche della tifoseria, rimasta molto delusa dalla serata di domenica scorsa. E’ tornata in voga quell’espressione del salire e scendere dal carro che molti tifosi avrebbero come atteggiamento in base ai risultati. L’espressione rimanda ad un costume della società italiana, che potremmo far risalire alla fine della seconda guerra mondiale, quando molti italiani avrebbero abbandonato il sostegno al fascismo per salire sul carro dei vincitori. La polemica veniva portata avanti sia da una parte che dall’altra, i duri e puri dell’antifascismo lamentavano l’annacquamento della resistenza, che da rivoluzione proletaria diventava semplice guerra patriottica, mentre dall’altra parte gli oltranzisti del vecchio regime lamentavano il voltafaccia del popolo bue. (Continua sotto)
Due posizioni opposte ma convergenti sul giudizio dell’italiano medio, sempre pronto ad andare in soccorso del vincitore e nell’abbandonare il vinto. L’interista, secondo le ricostruzioni di questi giorni, sarebbe così, ma è proprio così? Un grande conoscitore del popolo italiano come Indro Montanelli diceva invece che l’italiano odia il potere, è anarchico per natura e forse anche l’interista lo è, non avendo in realtà fatto mancare le critiche anche in occasione di vittorie. Discorso diverso invece riguarda l’espulsione di Melo, poco inerente all’antropologia storica e molto invece al Dna specifico della storia nerazzurra. Il gesto del brasiliano che gli è costata l’espulsione non è andato giù al popolo nerazzurro, perchè è un gesto estraneo alla cultura interista, sempre improntata alla massima correttezza. Se altri ambienti, come quello giallorosso e bianconero, sono abituati a episodi di gomitate, sputi, calci, che vengono anche incitati dall’ambiente, l’impronta interista è stata sempre di tutt’altra natura, con due esempi di bandiere come Facchetti e Zanetti. Negli ultimi anni si ricorda solo un intervento killer di Cambiasso su Giovinco, prima di quello di Melo su Biglia, ma in tutti i due casi i responsabili hanno subito chiesto scusa e si sono pentiti, percependo forse che l’ambiente non avrebbe giustificato un atto simile, a differenza di altri ambienti. Onestà, lealtà, sono valori sentitissimi dalla gente interista e Felipe Melo, diciamolo, l’ha fatta grossa. Per quanto riguarda la prestazione generale della squadra, anch’io sono stato portato a considerare come un episodio negativo la sconfitta con la Lazio, ma se la stragrande maggioranza dei tifosi ne ha visto un campanello d’allarme bisognerà pur tenerne conto.