Stadio, quando l’identità è nella modernità

Nuovo stadio Inter

Recentemente Marotta è tornato a parlare dello stadio di proprietà, dandone una chiave di lettura diversa rispetto al pensiero corrente. Uno stadio di proprietà ridà senso di appartenenza alla tifoseria e al club – ha chiosato il direttore – se si crea una struttura identitaria attiva sette giorni su sette per tifosi e cittadinanza, una architettura legata alla storia e alla città. Il club inoltre può generare ricavi che provengono dalle tasche dei tifosi, i quali così possono aumentare in voce in capitolo, dipendendo tutti meno dall’altra voce: ricavi dai diritti televisivi e dagli sponsor.

In questi giorni c’è chi ha detto di poter ristrutturare san Siro in tre anni, mantenendolo comunque agibile in quei tre anni. Non si sa come però. Non è stato spiegato. Il sindaco Sala dice che lui continua a difendere la scala del calcio, ma il treno è passato. Il Real Madrid infatti ha ristrutturato il Bernabeu negli anni del Covid, quando si giocava a porte chiuse, quel periodo era la grande occasione per salvare il Meazza, ora le chiacchiere le porta via il vento. Moriremo di burocrazia? Marotta ha parlato già da ministro delle infrastrutture, cogliendo il punto, è assurdo che i grandi stadi siano vincolati ad una serie di dipartimenti burocratici, ambientali e non si sa cosa, dovrebbero dipendere direttamente dal ministero delle infrastrutture, invece.

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