Cari amici, questa sconfitta è una grossa delusione, uno schock nel momento in cui sembrava si stesse costruendo qualcosa. Le questioni tecnico-tattiche passano in secondo piano di fronte alla mancanza di professionalità e cuore (e le due cose vanno insieme) dei giocatori viste oggi. In passato dopo delle sconfitte abbiamo anche saputo riderci sù, da veri interisti, oggi però non c’è molta voglia di scherzare sulla maglia modello Pepsi o su che altro, perchè c’è qualcosa di ciclico, strutturale, endemico in questi crolli repentini che riescono sempre a stupire. Non sono brocchi, anche se personalmente non li ho mai reputati al livello delle prime tre della serie A, però le qualità ci sono, qui c’è un problema di ambiente, nel senso di societario, e di testa. Intanto ormai abbiamo imparato a conoscerli e abbiamo capito che dopo la sconfitta con la Sampdoria, già lunedì, qualche screzio è sorto. Alla domanda se era dispiaciuto di non essere andato in nazionale, Icardi aveva risposto “se devo tornare stanco come i miei compagni preferisco di no”. Una battuta condita da un sorriso, ma qualcosa ci dice che a qualche compagno questa battuta non è piaciuta. I calciatori sono fatti così, permalosi, ma Icardi dovrebbe saperlo e indossando la fascia di capitano poteva evitarla. Ma la bordata è arrivata nel prepartita di oggi ed è arrivata da un dirigente come Ausilio: “Perchè Joao Mario non gioca? deve meritarselo, in campo non vanno i milioni”. Come dire, chi ci ha fatto spendere 40 milioni per lui… Troppe teste ci sono all’Inter che vogliono decidere e comandare, troppi dirigenti e ora anche consulenti. E poi troppe voci, troppi spifferi, chi parla troppo, chi non parla mai, tanti dirigenti, nessun leader. Ora deve arrivare un segnale dalla Cina.