Munito oggi di soli baffi, Luciano Spalletti si presenta per una conferenza che sarà la più breve dell’anno, solo 26 minuti di colloquio con i giornalisti presenti, particolarmente agguerriti nel tentativo di carpire qualche segreto di formazione dalla testa del tecnico, cingendolo d’assedio da destra e da sinistra. Si cercherà di capire se domani ci saranno tre cambi in formazione rispetto a Bologna, se addirittura si cambierà modulo, se la squadra è stanca, ma Spalletti non si sbottonerà più di tanto.
In questi giorni sotto accusa ci è finito Joao Mario, forse per la prima volta da quando è a Milano. La solita mancanza di equilibrio, per mesi è stato forse soppravalutato, ora è diventato quasi di troppo, ma Spalletti lo difende a spada tratta, lasciando intendere di volerlo schierare ancora, “Joao Mario trequartista un lusso per una squadra stanca? Non capisco perchè, io posso anche invertire il vertice a centrocampo, ma la palla prima di tutto non la dobbiamo perdere, dobbiamo fare passaggi da Inter, si deve sentire il suono della palla diverso quando facciamo i passaggi, e se non la perdiamo poi Joao Mario non deve inseguire.” Sotto accusa ci finiscono così Vecino e Borja Valero, autori invero di una prova opaca a Bologna. D’altronde il mister su questo non si nasconde e parla dell’ultima partita come di una sconfitta, ma: “sono sicuro ci sarà una reazione, credo in questi giocatori, li ho cercati e voluti io e fino a che non arriverà la befana o babbo natale, se natale dura fino a gennaio, a portarcene altri, io dirò sempre la stessa cosa. Io non sono matematico, ma per me tra l’uno e il due ci sono un sacco di numeri.”
Di lui si è capito una cosa, l’importanza della gestione degli uomini, importante non demoralizzare chi rimane fuori, ma al tempo stesso non ama un eccessivo turn-over e almeno otto undicesimi di formazione titolare ormai sembrano fatti: “Ranocchia, Brozovic ed Eder in campo contemporaneamente? Io capisco il vostro lavoro, ma voi dovete capire il mio, stasera dire ad un giocatore che non gioca, dovremmo abituarci ad un calcio più frenetico dove prima gioca uno poi l’altro, ma a me non piaceva quando da calciatore rimanevo fuori”.
In occasione dell’esordio contro la Spal, Spalletti aveva spronato la squadra dicendo che i 55mila di San Siro non erano per loro, ma per la storia dell’Inter, per le leggende del passato, nominate da lui una ad una in un lungo elenco, oggi invece fa un discorso diverso per caricare i suoi: “Domani torneranno in 55mila nonostante il pareggio di Bologna, vuol dire che questa squadra incuriosisce, abbiamo stimolato qualcosa”.
Spalletti crede nei suoi, ma sa anche quali sono i limiti e non dà per scontate le vittorie con Genoa e Benevento: “Obbligo di vincere le prossime due partite per arrivare al derby? Obbligo è fare la partita, obblighi sono i compiti tattici, io voglio vincerle tutte, ma se le vinco tutte vinco lo scudetto, c’è l’intenzione”.
Ancora un riferimento ai tifosi: “E’ da tanto tempo che hanno voglia, dobbiamo farcela trasmettere da loro”.
La conferenza si chiude, la squadra va in ritiro e Spalletti comunicherà le sue scelte, qualcuno dovrà rimanere fuori, ci rimarrà male, ma è tempo che l’Inter torni a fare gruppo e si pensi all’importanza di ogni partita, anche quelle sulla carta facili come le prossime due.