Spalletti: “spiace per Sabatini, ma prima l’Inter, io qui l’anno prossimo e dai calciatori voglio carattere”
Luciano Spalletti parla alla vigilia di Inter-Verona nella consueta mezz’ora di conferenza stampa. In una società Inter quasi sempre silente (anche se è di ieri un breve messaggio di Steven Zhang nella formula dei Social) e con giocatori che a loro volta parlano sempre meno, l’allenatore in questi mesi è diventato il maggiore riferimento mediatico, anche se ora è decisamente tempo di far parlare il campo, senza distrazioni e senza elucubrazioni filosofiche. Vediamo e commentiamo comunque le sue parole, a partire dall’addio di Sabatini, consapevoli che in questo momento e da ora conta solo il campo e raggiungere la meta:
“Le dimissioni di Sabatini hanno fatto rumore per il valore dell’uomo, mi è dispiaciuto moltissimo per la qualità che ha, ma detto questo voglio dire che le sue dimissioni non lasciano nessuna eredità nel bene o nel male perchè chi è dell’Inter deve mettere l’Inter davanti a tutto e sopratutto credere nell’Inter. Per me Sabatini è un samurai del calcio, affettivamente perchè è uno che ha la sintesi che dà battaglia per incidere, glielo dirò di persona, perchè l’ho sentito al telefono nei giorni scorsi, ma non è passato a salutarmi in questi due giorni”.
In seguito Spalletti si rifiuta giustamente di prendere posizione nella querelle tra la proprietà e l’ormai ex dirigente. Però la frase sull’eredità, così come il rimarcare che Sabatini non sia passato a salutare rischia di alimentare inutili polemiche e si poteva evitare in un momento come questo.
“In società dicono che la Champions sarebbe solo l’obbiettivo minimo che si poteva raggiungere? Io debbo riuscire a far dare il massimo ai miei calciatori e attraverso questo raggiungere la posizione più importante che ci possa essere, poi starà al gioco delle considerazioni, al gioco delle parti, ma dal punto di vista mio è una domanda se stiamo prendendo tutto, secondo me c’è ancora della possibilità, poi mi mette in difficoltà per il futuro su come rimettermi in pari. Ligabue dice “gli anni passano per non ripassare più”, lo stesso vale per i campionati e qui c’è la possibilità di raggiungere l’obbiettivo, il desiderio di fare contenti quei sessantamila allo stadio deve essere fortissimo”.
Spalletti come tutti gli allenatori moderni deve barcamenarsi tra il voler mandare il messaggio che è il tecnico a far rendere i giocatori oltre le loro reali capacità con la necessità di far produrre il massimo sforzo e di creare gli stimoli per raggiungere l’obbiettivo Champions.
“Le scelte di formazione non sono improntate al derby ma alla partita di domani che è difficile. Un conto è volere una cosa un conto è aspettare che la vita faccia il suo gioco, senza andare a determinarla, perchè un po’ di carattere e un po’ di rabbia ci vuole per raggiungere i risultati, o ci si nasce così o ci si diventa. Se noi lo vogliamo.. ma se ci alziamo e siamo già stanchi è un problema”.
Da mesi Spalletti parla della mancanza di carattere dei giocatori dell’Inter, speriamo che in questi ultimi 50 giorni i giocatori gli dimostrino il contrario.
“Io sono l’allenatore dell’Inter il prossimo anno, sono venuti i direttori a organizzare la turnè in America, sono problemi vostri”.
In realtà Spalletti è uno degli allenatori più adulati dalla stampa, ma appunto mettiamo da parte le polemiche e dritti verso il traguardo.
“Valuteremo i giocatori in prestito così come quelli che abbiamo mandato in prestito e forse non siamo riusciti a stimolare in passato”.
Il chiaro riferimento è a Kondogbia, che le cronache dalla Spagna dicono che stia facendo una grande stagione.
“Rafinha rimane? A Rafinha piace Milano, piace l’Inter, lei lo conosce? Io sì, se avrà occasione di prenderci un caffè glielo dirà.”
Spalletti appare innervosito da una domanda sulla permanenza di Rafinha o meno. A dire il vero la giornalista che gli ha fatto la domanda è di nota e conclamata fede interista e la domanda era del tutto innocua e lecita. Per alcuni attaccare i giornalisti serve a compattare l’ambiente, a patto che non si sfoci nella paranoia e nel grottesco.
“Ci sono giornalisti che guadagnano più dei calciatori, per esempio quelli in televisione, ma bisogna arrivare al top, voi siete al top?”
A ognuno il suo stile.
“Se non raggiungeremo questo obbiettivo per quelli fatti come me ce lo porteremo per sempre solo per il fatto di non aver raggiunto questo obbiettivo, che poi in futuro, con la crescita, con la maturazione potrà dare molto fastidio il ricordo.”
Il messaggio è ancora rivolto ai calciatori, se non si arriverà all’obbiettivo Champions per Spalletti la colpa sarà dell’immaturità e della scarsa consapevolezza dei giocatori, che un giorno quando cresceranno se ne pentiranno, viceversa se si arriverà alla Champions Spalletti potrà dire che è stato bravo a fargli credere che sono più forti di quello che sono veramente. Il piano comunicativo è già apparecchiato per il postseason.
“Mondonico è facile perchè era una persona squisita, molto diretto, sintetico nel riuscire a mandare dei messaggi che tutti riuscivano a capire in maniera veloce, ha fatto bene con squadre normali, ha lanciato giovani che hanno fatto fare il salto di qualità al calcio italiano, mi accodo a tutti quelli che sono vicini al dolore della famiglia, speriamo ne rinascano altri di personaggi forti come lui”.
Ci accodiamo anche noi. Ciao Mondo.
“Bisogna togliere il dubbio che San Siro possa crearci dei problemi perchè è casa nostra, i sessantamila sono di aiuto sennò bisogna andare a giocare in un’altra squadra che ha meno amore e sentimento, lo specchio ti ridà quello che ci metti davanti”.
Ancora un messaggio ai giocatori, ma anche un chiaro invito ai tifosi a strigliare i giocatori se non daranno tutto, cioè a comportarsi a specchio in base a quello che vedranno in campo.