Spalletti parla come Mazzarri, la pioggia di Mazzarri, il terreno di Spalletti
Se perdi alla prima con il Sassuolo del milanista Squinzi, con il non riscattato Duncan migliore in campo, nessuno pretende che ti presenti in sala stampa con il cappello a triangolo delle feste in maschera, però la faccia di Spalletti e il tono di voce sottozero, modello confessionale, sicuramente ha fatto impressione, ai microfoni di Dazn. A proposito, lo streaming è andato abbastanza bene, la qualità video era discreta, anche se a fine partita il video è saltato, ma tanto l’Inter non avrebbe segnato neanche se avessero allargato la porta di dieci metri.
Luciano Spalletti però si è esibito in un monologo che ha ricordato un suo predecessore, nonchè suo conterraneo, un tempo era “e poi ha iniziato a piovere”, ieri sera è stato, “il terreno di gioco ci ha sfavorito, perchè se attacchi è più difficile rispetto a chi gioca in contropiede”.
Il commentatore Cravero, che per tutta la partita ha sparato sulla croce Rossa, o se vogliamo sul pianista blues, Dalbert, ha insistito, sembrava che anche il terremoto in Molise fosse colpa di Dalbert, ma nessuno ha chiesto conto a Spalletti dello sballottaggio di Asamoah, dell’insistenza su un unica punta con Lautaro arretrato, su quel 4-2-3-1 come una tomba egizia, sull’inferiorità numerica a centrocampo, su Duncan sempre libero, vera chiave di volta della partita, insieme al duello perso da De Vrij con Boateng.
Ad ogni modo, per le memorie storiche interiste, quel tono di voce basso, è segnale sempre di qualcosa, lo spogliatoio non ti segue.