Spalletti parla con i giornalisti, infortunio Nainggolan, Obbiettivi Inter
Prima conferenza stampa della stagione e qualche cambiamento, Spalletti appare più sereno, toni più pacati e tempi ridotti, se la cava in 20 minuti, vediamo e commentiamo le sue parole
“Al di là delle operazioni di mercato è una squadra che ha più conoscenza di sè stessa. Poi quando viene a mancare qualche pedina come Nainggolan, anche se dispongo di una rosa importante, dispiace sempre, perchè poi sono elementi forti”.
Spalletti non minimizza il mercato fatto dalla società, però mette l’accento sul fatto che se la squadra scalerà posizioni in classifica sarà grazie al lavoro psicologico fatto da lui l’anno scorso, all’esperienza fatta l’anno scorso, inoltre, pur non potendo negare di avere ora una rosa profonda, sottolinea la forza del suo pupillo, Nainggolan, fortemente voluto da lui, sacrificando Rafinha.
“Vrsaljko e Perisic non hanno fatto nemmeno una amichevole, bisogna ragionare in maniera corretta, anche per lo sviluppo della partita”.
Probabilmente i due croati entreranno a partita in corso.
“Non mi manca assolutamente niente, sono entrati calciatori di spessore, di qualità interista”.
“Nessuna pressione, è tutta una eccitazione per questo campionato, è chiaro che è una eccitazione strozzata per quello che è successo a Genova, è chiaro che li abbracciamo fortissimo”.
“L’obbiettivo è vincere più partite, rimanere il più possibile in champions, offrire anche un buon spettacolo e poi si vede”.
Spalletti non vuole parlare di scudetto, forse qualche pressione un po’ la sente.
“La società ha fatto un ottimo lavoro, il pubblico lo ha fatto meglio perchè loro anticipano, vengono a vederci, ma ora dobbiamo andare a giocare le partite e portare a casa punti e fin da subito perchè se poi pensiamo al fatto che l’anno scorso è successo tutto agli ultimi minuti ora il valore di un punto lo riusciamo a capire prima ancora di cominciare”.
La demagogìa solitamente è una cosa rozza e volgare, quella di Spalletti invece assume toni poetici ed elegiaci, vette alate, ma sempre di demagogìa si tratta. Dire che il pubblico ha fatto meglio della società, che in un certo senso con la sua presenza ha anticipato e stimolato gli acquisti (ma in fondo chi è che ripeteva sempre “io chiedo rinforzi, ma lo faccio per i tifosi che non dobbiamo illudere”? Quindi di chi è il merito?), è un po’ come la rockstar al concerto che dice “le vere star siete voi”, va a suonare a Roma e dice “Roma ti amo”, poi il giorno dopo fa un concerto a Milano e dice “Milano ti amo”.
“Fermarsi per Genova? Se servisse qualcosa mi fermerei per mesi, ma dobbiamo fargli capire che gli siamo vicino”.
“Joao Mario è affaticato, non è fuori rosa come qualche dirottatore ha scritto.”
Questa volta il poeta ha scelto un’espressione un po’ pesante, parlare di dirottatori è francamente un po’ truce.