Dopo Udine, Siena, Firenze, i primi tempi del derby e di Catania, l’Inter infligge un’altra umiliazione ai suoi pazientissimi tifosi. Questa volta la figuraccia è europea e con la maglia rossa, dopo il 3-0 di Udine, un altro 3-0 è assicurato. Avevamo fatto bene a non esaltarci per la vittoria di Catania, il Tottenham non è squadra che smette di correre dopo il 2-0, anche se chi lo ha visto giocare altre volte ci dice che oggi non ha corso ai massimi giri.
Il confronto tra Tottenham e Inter è il confronto tra una squadra moderna e una squadra del passato. La prima marcata differenza è nell’organizzazione della fase difensiva: l’Inter si limita a rinculare all’indietro con i due mediani Gargano e Cambiasso che aspettano appena davanti all’area, ma poi non seguono gli inserimenti in area degli avversari. I due esterni (Alvarez e Pereira) si abbassano all’altezza dei terzini e poi è una fatica risalire, sopratutto per Alvarez. Davanti il trequartista (Kovacic) e l’attaccante (Cassano) non fanno nessun pressing e gli Spurs possono impostare ed allargare il gioco con Parker che si muove in tutta libertà. Quando invece l’Inter deve impostare l’azione il comportamento della squadra di Villas Boas è del tutto differente e lo si vede bene nell’azione del 2-0: I due esterni (Lennon e Sigurdsson) rimangono alti e si accentrano di qualche metro, facendo densità andando ad affiancare Dembelè che a sua volta rimane altissimo, il trequartista e l’attaccante (Bale e Defoe) pressano decisamente il portatore di palla, così Ranocchia deve liberarsi in fretta del pallone, non ha spazio davanti e il passaggio è intercettato da Lennon, che fa partire l’azione del raddoppio.
Vogliamo parlare degli schemi in attacco? L’unico schema della squadra di Stramaccioni è Cassano che viene incontro e Pereira che si getta nello spazio tagliando verso l’area. Lo schema principe del Tottenham vede il movimento di cinque giocatori: Sigurdsson si accentra dalla sinistra e va a fare sponda per Dembelè che è avanzato, Defoe intanto si è allargato a sinistra e riceve palla, Nuovo inserimento di Sigurdsson che viene servito e cross per Bale che si è buttato in area. E Sigurdsson è stato la vera chiave della partita, più ancora dei temuti Bale e Lennon, ha mandato più volte in crisi quello che rimaneva dell’Inter con i suoi inserimenti verso il centro mai seguiti da Zanetti oltre all’indigestione di cross partiti dai suoi piedi. E non a caso ha fornito un gol e un assist. Stramaccioni da parte sua ha finalmente schierato Kovacic, ma lo ha messo fuori ruolo, come trequartista centrale (infatti se prima cambiava tre moduli a partita ora è sempre e comunque 4-2-3-1 a costo di schierare mezza squadra fuori ruolo), senza cucirgli nessun compito in fase d’attacco, dove veniva bellamente ignorato dai compagni, mentre in fase difensiva vagava per il campo come un’anima persa. Mentre Palacio ha dovuto assistere di nuovo dalla panchina il primo tempo, turn-over per il bologna?
Per molti versi la partita è stata la riproposizione del primo tempo del derby, a cominciare dal ritorno della famigerata coppia Gargano-Cambiasso in mezzo al campo, Gargano è stato travolto da Dembelè e figuriamoci Cambiasso che doveva occuparsi di Bale, è finito a gambe all’aria dopo cinque minuti. Al solito Handanovic ha evitato la goleada galattica nel secondo tempo, già visto con Fiorentina e Milan. Chissà se Moratti si sarà pentito dei toni enfatici con cui aveva celebrato la vittoria di Catania (manco fosse la finale di champions) e le prestazioni dei pluridecorati Zanetti, Cambiasso e Chivu, a Londra tre statue di cera.