«Dopo una cessione traumatica il giocatore se ne va da un’altra parte, ma la società e i tifosi rimangono dove sono. E quindi si costruisce l’immagine del calciatore-bad boy. Io non chiesi di andare via, dissi solo che non potevo più allenarmi con Cúper. Moratti decise di non fare nulla e allora scelsi di andarmene per continuare a essere felice, ma la gente non comprese. Sono fiero di aver preso una decisione del genere così giovane».
E’ racchiusa in queste cinque righe – rilasciate a Il Messaggero – la verità di Ronaldo, a tredici anni di distanza, sul suo addio all’Inter. Un addio traumatico, i tifosi non gli perdonarono la fuga in aeroporto dopo il tramonto, ma anche Ronaldo si sentì tradito, proprio da Moratti, che non cacciò l’odiato Cuper. Le cose non andarono meglio con il suo ritorno a Milano, ma per indossare la maglia del Milan. Un tornado di fischi lo accolse al primo incrocio, lui rispose portando le mani alle orecchie, ma a ben guardare la sua esperienza rossonera non fu da ricordare, e oggi Ronaldo fa il tifo per l’Inter.