Mancini è alla sua seconda esperienza sulla panchina dell’Inter e non ne vuole sapere di mischiare il passato con il presente. Nessun paragone con gli Stankovic e i Veron. Mancini non ci casca. Ma siamo in Italia e c’è ancora chi parla delle vicende del 2006 come se fossero ieri, perchè chiusa la vicenda giudiziaria con le condanne, va ancora in onda il teatrino mediatico messo in moto dalle pose identitarie di Agnelli. Mancini ha fatto bene ad archiviare queste cose come roba del passato già nella sua prima conferenza, ma oggi per ben due volte c’è chi ha insistito perchè prendesse una posizione, la posa per l’appunto, come se non valesse una volta per tutte il comunicato della società uscito meno di un mese fa, ma ogni volta si dovesse ossessivamente tornarci, per la gioia di Agnelli, ben felice di riaprire questo capitolo. E’ ormai un rituale, una sorta di esame del sangue a cui i protagonisti si devono sottoporre. Negli anni c’è chi è arrivato a fare l’esame del sangue persino a Moratti, reo di non rispondere mai abbastanza duramente alle provocazioni fine a se stesse del giovin signore, reo di non buttarla in caciara insomma.