Ripartire per i lavoratori

Il calcio non è un mondo a parte

Cos’è il calcio? Calciatori, allenatori, dirigenti, giardinieri, osservatori, tecnici, operai addetti alla manutenzione e alla costruzione degli stadi e dei campi di allenamento, magazzinieri, autisti, massaggiatori, segretarie, uffici comunicazione, steward e bibitari che guadagnano 37 euro per otto ore di lavoro, addetti alle pulizie degli stadi, ristoratori intorno agli stadi, cameramen televisivi, tecnici del suono e delle luci, giornalisti (sì lo, a molti tifosi non stanno simpatici però molti di loro sono precari che guadagnano poco e meritano rispetto anche loro, non parlo per me che ho la fortuna di avere un’altra attività lavorativa e di aver fatto di questo solo un sito di tifosi).

Un indotto da centinaia di migliaia di lavoratori, non privilegiati. E poi i tifosi, la loro passione, spesso derisa da chi crede di saperne di più o non capisce il valore dello sport e della passione sportiva. Ma il diritto allo svago, proprio nei momenti difficili, può aiutare chi è in difficoltà, dà quel senso di libertà come la musica, che i talebani e gli ayatollah vietano, come tutte le attività ricreative.

Chi trancia il calcio dal resto del paese alimentando rancori da dittatori sudamericani e imam incazzati contro i calciatori miliardari non capisce che il calcio è un’industria nazionale come tutte le altre e come tutte le attività economiche italiane devono riaprire al più presto, tutte, nessuna esclusa, con tutte le cautele, certamente, ma senza lock down che vanno oltre la necessaria prudenza, perchè sennò diventano un controllo orwelliano dei cittadini e un attacco sopratutto al lavoro autonomo, ai negozianti, alle partite Iva, i bar, i parrucchieri, gli estetisti, le discoteche, le librerie, le palestre, le piscine, tutti i luoghi di ritrovo, gli stadi: tutti quei luoghi che non sono solo attività economiche ma anche che fanno comunità al di fuori delle community virtuali dove gli influencers la fanno da padroni e dove si perde il contatto umano e il libero pensiero è sempre più controllato e censurato.

Combattere il Virus (dicendo e chiarendo senza remore la sua provenienza e le sue responsabilità), difendere i nostri anziani sono le nostre priorità, ma senza distruggere l’economia e la libertà. Attenzione, in nessun paese occidentale si stanno muovendo in maniera così rigida e controproducente.

Il calcio, inoltre, finanzia anche gli sport minori, siamo in una drammatica situazione economica, tutto quello che si può riaprire si deve riaprire, non solo il calcio, e non per Cristiano Ronaldo o Lotito, ma per i lavoratori dell’indotto e i calciatori delle serie minori. In Inghilterra stanno pensando di finire il campionato in Australia, dove la situazione è quasi risolta, non è certo un’idea assurda, così come quella di giocare a porte chiuse al sud Italia, dove il Virus non è così diffuso. Idee pragmatiche, fuori dai fanatismi ideologici.

Chi fa demagogia si tranquilizzi, il top player miliardario al massimo troverà un contratto miliardario in Cina, non state punendo lui nel dire che il calcio italiano deve chiudere, ma il vostro paese e voi stessi. Pensateci.