Si è di fatto chiusa ieri la stagione 2016/17. Ci sarà ancora una partita domenica sera a San Siro contro l’Udinese, ma solo per doveri di calendario. L’Inter è da ieri matematicamente fuori dalle coppe, l’anno prossimo giocherà solo in Italia, mentre quest’anno finirà settima o ottava. Confesso che ci siamo tolti un peso, da una parte è arrivata una vittoria che evita il record negativo di partite senza vincere (comunque eguagliato), dall’altra finalmente mandiamo in archivio questa stagione. Archiviare, ma non dimenticare, bisognerà necessariamente fare tesoro dagli errori di quest’ultimo anno. Oggi sappiamo praticamente tutto di cosa è successo da quel fatidico gennaio 2016. L’Inter si trovava prima in classifica e andava tutto bene, Mancini chiese a Thohir due acquisti importanti per colmare definitivamente il gap con la Juve e puntare allo scudetto, ma il “signore indonesiano” (cit.) rifiutò, appellandosi come di consueto al Fair play finanziario. Alla fine arrivò il rincalzo Eder e come andò a finire lo sappiamo bene. Si finì quarti, comunque miglior risultato tra il 2012 e il 2017, ma a giugno ci fu un vero terremoto. Moratti vendette definitivamente le sue quote, arrivarono i cinesi, ma si creò una situazione confusa. Di fatto era Thohir a comandare e andò subito ai ferri corti con Mancini, che chiedeva Tourè e Dzeko per rinforzare la rosa. L’indonesiano invece era di tutt’altro parere, mentre i cinesi coinvolgevano anche il procuratore Kia, aumentando confusione alla confusione. Alla fine fu rottura definitiva; ad una settimana dall’inizio del campionato Thohir coronò il suo sogno di portare Frank De Boer sulla panchina dell’Inter, contro il parere di tutti i dirigenti. L’olandese non conosceva il calcio italiano, non conosceva nemmeno i giocatori dell’Inter e trovò difficoltà sin dalle prime giornate, anche se alla quarta ci fu una clamorosa vittoria contro la Juve, ma del tutto isolata. A novembre i cinesi decisero di prendere in mano la situazione, esonerarono De Boer, fecero un casting per decidere il nuovo allenatore e alla fine scelsero Pioli, sponsorizzato da Ausilio e Gardini. Il resto è storia dei nostri giorni, per tre mesi il tecnico italiano viaggia con una media da scudetto, grazie anche a un calendario favorevole, ma quando arrivano gli scontri diretti inizia a perdere, poi infila due vittorie roboanti con Cagliari e Atalanta, per poi crollare verticalmente. Per loro stessa ammissione, i giocatori hanno mollato dopo aver capito che il terzo posto era sfumato e sono i principali responsabili di questa situazione, anche se poi, anche con un maggiore impegno e responsabilità, probabilmente il risultato massimo sarebbe stato il quarto posto. (continua)