Approfittando della sosta di campionato vari giornali italiani si stanno sbizzarrendo nel presentare le enormi spese sostenute nel calciomercato estero, specie quello inglese e spagnolo. Gazzetta dello sport, Sole 24ore e altri sembrano quasi denunciare i record raggiunti nei campionati di Premier e Liga presentandoli come maligni Paperoni che possono permettersi i migliori giocatori e quindi giustificando la pochezza degli acquisti delle nostre squadre. Questo sito è stato il primo a segnalare, circa 20 giorni fa, il record di un miliardo di euro speso dalle squadre di Premier ed anche l’assurdità di certe quotazioni, vedi Di Maria, ma solo nel senso di cifra attribuita e valore del giocatore. Ciò che si legge invece ora è un modo provinciale e furbesco di sostenere alcune società italiane da cui certi giornalisti sembrano ricevere qualche bel regalo di Natale e che quindi un poco indigna. Ma le cose non stanno così e gli stessi numeri sono inesatti. Se si leggono anche giornali stranieri si scopre infatti che la sola Premier League guadagna quasi quattro miliardi di Euro di diritti televisivi più altri 2,5 miliardi per diritti televisivi internazionali per un totale di 6,5 miliardi! Le squadre inglesi hanno anche le più remunerate sponsorizzazioni (ultima quella di Adidas che ha offerto, per 10 anni, 940 milioni di sterline/1 milardo e 200 milioni di Euro allo United che ha già Nike come sponsor), semplicemente perché le squadre inglesi sono le più popolari negli Stati Uniti e in Asia. La verità è perciò una sola, cari giornalisti italiani, e cioè che la Premier ha lavorato sodo per avere tali introiti e sponsorizzazioni e le squadre più quotate possono permettersi certe spese e le Società più quotate si accollano onori ma anche oneri e rischi: The Wall Street Journal di questo weekend scriveva infatti che le azioni del Manchester United sono scese del 12% dopo i deludenti risultati delle ultime quattro gare giocate in rapporto ai notevoli investimenti effettuati nel calciomercato.
Qualità, valore e risultati in campo internazionale sono obiettivi che possono essere raggiunti anche da Società e squadre italiane, come successo nel passato, oltretutto il Campionato nostro è comunque terzo come spesa di calciomercato avanti alla Bundesliga e alla Liga francese. E allora? Ha ragione “Il Foglio” di ieri che parla di uno schema ricorrente: “Si fa credere di essere sulle tracce di fenomeni poi si compra uno scarto dicendo che più di così non si poteva fare”. E’ perciò un giochino attuato praticamente da tutte le cosiddette grandi, ahimè Inter compresa. Che dire poi degli stadi: avete visto quello di Bilbao che oltretutto gioca solo con atleti spagnoli e che ci fa venire in mente i risultati ottenuti dall’Atletico Madrid di Simeone con un parco giocatori di livello medio-alto? Allora non è colpa dei Paperoni inglesi o spagnoli, ma anche di un certo approccio molto furbo e ben sostenuto da certi giornalisti unito a valore e mentalità, capacità di presidenti e allenatori e qui il pensiero va alla nostra Inter e che presto riprenderemo.
Questi giornalisti evidentemente hanno la memoria corta! Non si ricordano di quando nel campionato italiano venivano spesi miliardi come fossero noccioline… Dai bidoni come Mendieta pagati quasi cento miliardi, agli scambi molto sospetti (per non dire di peggio) tra giocatori della primavera valutati fino a 30 miliardi!
Noi in Italia come nazione in generale, e soprattutto nel mondo del calcio, non possiamo fare la morale a nessuno.