Una lunga intervista alla Stampa per conoscere un po’ meglio Stefano Pioli, il lavoro, gli errori per crescere, i dubbi, il tecnico parmigiano è arrivato all’Inter con degli obbiettivi: «Trasmettere passione, dare un’anima e dei principi di gioco. Ho cercato di mettere a proprio agio i calciatori in campo e fuori. Possiamo ancora migliorare, ma qualcosa di importante è stato fatto». Ma cosa manca all’Inter per colmare il Gap? «L’autostima: fa la differenza con le prime tre. Arriverà con la continuità del lavoro e dei risultati. L’Inter è reduce da stagioni altalenanti, ma la classifica, da quando sono qui, dice che siamo a 5 punti dalla Juventus. Questo è il nostro livello oggi». Ma nell’intervista Pioli racconta anche i dettagli della sua vita da allenatore, il momento più difficile: «Per me quei tre quarti d’ora tra l’arrivo allo stadio e il riscaldamento. Fastidioso, lo abolirei». Il più bello: «Dal termine della rifinitura alla mattina della partita, non dico che me la godo, ma sono molto sereno. Poi mi piace il tragitto in pullman dal ritiro fino allo stadio». Una lunga gavetta per imparare dagli errori: «Alleno la Salernitana, non faccio giocare un titolare e gli do una pacca sulla spalla per fargli capire la situazione, lui mi guarda e mi dice: “Mister faccia le sue scelte, ma mi lasci stare”. Da allora non ho mai più spiegato le mie decisioni. Le prendo e basta. Il nostro è un lavoro pieno di dubbi. Chi far giocare, come far giocare, se parlare con tutti o singolarmente. Non è facile, ma è uno degli aspetti più stimolanti». Tanti i maestri, tanti i cambiamenti nel mondo del calcio: «Sono mutati i rapporti con i calciatori. Bagnoli parlava pochissimo ma quando lo faceva lasciava il segno. E poi Trapattoni: le sue analisi post partita del martedì sono indimenticabili. Come la sua psicologia. In quello spogliatoio della Juve c’era un rispetto e anche un contraddittorio formidabile. Non replicava Pioli al Trap, ma gente come Platini. Io sono fatto così, voglio condividere, poi ci sono volte che non lascio repliche, ma più il giocatore sa più si rende consapevole delle scelte». Ma ecco il Pioli più privato, che racconta di sè:«Ad Appiano sono un martello, ma quando vado a casa ci riesco subito: una cena con mia moglie, un sigarillo, il cinema, il cane. Poi certo, dormo con un iPad vicino al letto: il momento in cui penso di più è la notte, mi vengono in mente idee e sensazioni e decido subito. Sono molto diverso da come vengo descritto, molto meno equilibrato di quello che appaio. Tutt’altro che freddo».