Picchi, capitano non per caso

Non parlerò della triste fine di Armando Picchi, il capitano della grande Inter, morto a 36 anni a causa del male peggiore, forse perchè la vita ha voluto così, dopo aver sostenuto la moglie malata, ma del suo inizio nella Livorno degli anni ’50, centrocampista offensivo, poi divenuto terzino destro. Il presidente della Spal lo nota e annota: “rapido, ottimo nel destro, non molto forte di testa, ha la tendenza a portarsi in avanti, da prendere”. Quando invece approderà all’Inter di Moratti diventerà libero su intuizione di Herrera e bollato come giocatore difensivista si trovò spesso escluso dalla nazionale. “Non era il capitano perchè la società gli aveva dato la fascia, ma perchè era il nostro punto di riferimento”, ricorderà anni dopo Mazzola. Di lui si è detto che era un leader naturale, carismatico, con indole al comando, tanto che da molti è stato considerato il vero allenatore della grande Inter, non il mago, con il quale ebbe non pochi scontri. “L’Inter deve molto a Herrera, ma quanto deve lui ai giocatori?”, soleva dire. Un nonno anarchico, un nonno repubblicano perseguitato dal regime, la sua indole di “sindacalista” lo portava a difendere i compagni, come quando lottò per il diritto ad un giorno di riposo dopo una partita di Coppa vinta, ma alla fine la ebbe vinta l’allenatore e Armando finì al Varese, ma il ciclo dell’Inter era finito, “Herrera ci sta spremendo troppo” aveva detto e forse aveva ragione, ma quando gli chiedevano chi era il miglior allenatore, da gran signore, rispondeva: “Herrera” . Sarebbe stato un grande allenatore, aveva iniziato al Livorno, poi alla Juve, ma il male lo colpì, era il 1971, solo dopo la famiglia scoprì le tante opere di beneficenza fatte in segreto, mentre tutta Livorno lo omaggiava..

Fonti: L’Inter dalla A alla Z di Vito Galasso, Ed, Newton Compton – Wikipedia, Armando Picchi – www.ilpalloneracconta.blogspot.it – “Armando Picchi, 40 anni dopo capitano e signore vero”, di Stefano Sacchi su La Repubblica del 8 novembre 2011.