Cari amici, mai avevo avvertito un così forte scollamento tra squadra e tifosi. La sconfitta con la Juve ha lasciato il segno. Fa male perdere con la formazione riserve degli zebrati. La mancanza di grinta, cattiveria, personalità non può essere digerita. Emerge sempre più l’idea che non ci sia mancanza d’impegno, anzi, pare che questo sia lo spogliatoio più disciplinato da decenni a questa parte, ma ci sono sempre più evidenti limiti caratteriali e tecnici, non nascosti dallo stesso Mancini. Tutti abbiamo soppravalutato questa rosa e non era tutta colpa di Mazzarri, ma ora non scadiamo nell’errore opposto. Non va tutto male, l’Inter di Mancini ha comunque fatto meglio di quella del genio incompreso from San Vincenzo. Abbiamo battuto Roma e Lazio, abbiamo ritrovato un calcio non provinciale, ma paghiamo la sindrome San Siro. Sette punti nelle ultime sette partite casalinghe, manco il Cesena. Abbiamo battuto. Nessuno dribbla, nessuno va cattivo al contrasto, errori banali, così non va. Risolvere il problema San Siro è il primo traguardo da mettere nel programma di risalita. C’è un’evidente crisi d’identità. Questa squadra non ha simboli, non ha idoli, e sapete quanto non ami l’eccessiva idolatria verso i giocatori, ma è chiaro che i tifosi e lo spogliatoio devono avere un punto di riferimento, che ora non c’è. Ranocchia non è entrato nel cuore dei tifosi, in parte anche prevenuti nei suoi confronti, non è facile raccogliere l’eredità di Zanetti, ma è chiaro che il suo rendimento negativo non aiuta, il suo vagare per il campo con lo sguardo perso non raccoglie estimatori. Icardi ha molti fan, lui potrebbe essere un personaggio, ma poi insulta i tifosi, fa il menefreghista, la moglie gli fa da procuratore e chiede sempre più soldi, imbarazzante. Medel e Jesus ci mettono il cuore, ma non sono da Inter. Kovacic si è perso, anche qualche pregiudizio nei suoi confronti, ma lui sembra pigro, estraneo. Tutto questo ha portato ad un cambio di linea da parte di Thohir, lavorato ai fianchi da Moratti e Mancini. Non più progetto giovani, non più programma triennale o addirittura quinquennale. Bisogna fare presto o la disaffezione ci travolgerà. Ora giocatori d’esperienza, con bacheche importanti, servono leaders, Yaya Tourè. Tutto è ora in mano a Mancini, che chiama il suo fedelissimo da Manchester, che deve fare da traino ad un calciomercato importante, dispendioso, ma anche delicato per la quantità di cessioni che Ausilio dovrà saper portare in porto. Su una cosa vado completamente controcorrente: leggo di chi rimpiange Cambiasso, 35 anni, che lotta per non retrocedere col Leicester e raggiunge anche una fantastica salvezza dopo una stagione in zona retrocessione, ma sempre salvezza è. E poi non va bene Thiago Motta, 32 anni, che gioca titolare nel Paris Saint Germain, uno delle otto più forti d’Europa. Non tutto torna. Ma statene certi, sarà un’estate caldissima, Thohir e Mancini ci hanno messo la faccia.
1 pensato per “Personalità, identità, qualità”
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Francesco, vedo che anche tu cominci a rilevare la mancanza di identità. Non è negativo, gli sport non sono consessi conferenziali salutistici ma entità fatte di simboli, miti, personalità che sappiano rappresentare una squadra, una società. Sono come delle contrade che si battono per il palio: senza simboli non hanno ragion d’essere. Lo stesso Zanetti veniva contestato nel periodo degli “insuccessi” (tra virgolette trattandosi del periodo calciopoli), reo di tenere troppo la palla al piede senza avere un vero ascendente sulla squadra. L’Inter, come ho detto in altre circostanze, ha una buona rosa priva di due o tre personalità e di una società più rappresentativa dovuto a dirigenti troppo lontani dall’appartenenza “ideologica” o non all’altezza come personalità. Ma la base c’è e trovo inutile stare a disquisire accapigliandosi su questo o l’altro calciatore. Ad esempio, nella finale di coppa Italia, ho visto come ha giocato il tanto decantato Anderson, bravo per carità, ma, se dovessi scegliere tra lui e Kovacic, mille volte il nostro Kova anche se è ancora immaturo come personalità. Percui ritengo condivisibile la scelta di Mancini di trovare un “saggio” d’esperienza in mezzo al campo. Ripeto, noi abbiamo una rosa di buoni calciatori: guardando la classifica dei punti fatti da gennaio, siamo nei primi posti. E per le stesse ragioni che da tempo cerco di far capire quanto sia importante una presenza maggiore nelle “tribune” sportive televisive: la comunicazione è fondamentale. Non possiamo essere trattati come avvenuto nell’ultima edizione della domenica sportiva, senza rispetto per il il blasone dell’Inter con reportage che tradiva la cronaca rimpiazzata da opinioni ridicole tali da screditare e ridurre il valore economico dei calciatori; tacendo, non facendo vedere le immagini del goal regolare annullato, e, tra l’altro, esaltando la “furbizia” di Morata che stava fingendo un infortunio senza censurarlo. Per contro, abbiamo subito tutta la retorica dell’ingiustizia verso la lazio dopo che la moviola avesse dimostrato (basti ascoltare e vedere il servizio della Sanipoli) che, a parte il fuorigioco del goal su punizione, tutto il resto, fu arbitrato in maniera giusta. Anzi, ci sarebbe stato un ulteriore rigore su Icardi. Eppure si è ingigantito il tutto da parte di un giornalismo televisivo pubblico che non si comporta allo stesso modo nei confronti dell’Inter: come dimostra il caso del goal annullato a Brozovic con la Juve. Tutto questo mi ricorda il periodo di calciopoli, considerazioni che destabilizzavano la stessa società inducendola a volte in errori nelle cessioni e acquisti. Non ditemi dietrologo per favore, ma faccio una considerazione: in una società come la nostra ove non c’è settore senza dei corrotti, come puo’ essere possibile che non ci siano anche dei giornalisti? Quindi occorre una società con dirigenti capaci di dare stabilità alla squadra con alcuni giocatori che non debbano sentirsi sempre sul piede di partenza, con ragazzi che dimostrino di avere valori da “uomini”, ed altri che facciano da veri capitani all’interno della squadra; come nella società , ma anche personaggi a fianco di Mancini come Stankovic considerando identità e carattere.