Stadio pieno per Inter-Sassuolo, il Dna del tifoso nerazzurro, l’affluenza di pubblico interista nel corso della storia
Anche il terzo anello rosso sta andando in esaurimento per l’ormai attesissimo Inter-Sassuolo di sabato sera, che vale un pezzo di qualificazione alla prossima Champions League. E’ stimabile che entro stasera questo settore andrà riempiendosi del tutto e allora domani mattina l’Inter aprirà anche il terzo anello verde, l’ultimo della curva nord. Gli spettatori saranno oltre settantamila, ma non ci sarà il tutto esaurito, perchè tutto il settore ospiti da circa 5000 posti rimane adibito ai tifosi del Sassuolo, anche se dalla cittadina emiliana non sono previsti più di 50 supporters. Non è possibile però a norma di legge rivendere gli inveduti agli interisti.
La grande affluenza di pubblico assistita quest’anno al Meazza nerazzurro sta facendo molto parlare di sè. “La grande affluenza di pubblico interista” è diventata quasi una diva da incensare dopo anni che si diceva peste e corna dei tifosi nerazzurri oppure una singola personalità da tratteggiare. C’è chi vorrebbe vederci, in questa grande affluenza, in questa massa di cinquantamila, sessantamila e settantamila che di volta in volta hanno varcato i cancelli di San Siro nonostante una stagione non sempre brillante, una sorta di unanimismo interista unito ad un consenso senza condizioni verso l’operato delle varie componenti della società e della squadra. Ovviamente niente è più lontano dal vero ed è esercizio di vuota propaganda retorica.
Il mondo interista non sarà mai monocolore e il tifoso interista avrà sempre le sue idee e un altro le sue. Inoltre quest’anno abbiamo assistito a diverse manifestazioni di dissenso verso alcuni giocatori, uno è proprio quel Brozovic, ora divenuto giustamente idolo anche grazie ad un suo sapiente uso dei social, ma non c’è niente di strano in ciò, il tifoso non vede impegno e ti fischia, vede impegno e ti applaude, poi magari il tifoso può anche sbagliarsi.
Anche la società nel corso della stagione è stata spesso criticata e pure l’allenatore nella realtà non gode di quel consenso idolatrante dipinto da frotte di influencers su internet e da una campagna mediatica che vede impegnati tanti pezzi grossi del giornalismo italiano e dell’opinionismo calcistico. Ovviamente ora per sabato sera tutti saremo uniti verso l’obbiettivo, ma bisogna respingere un’idea neofolkloristica o provincializzante del tifo nerazzurro, magari dipingendo un passato fatto solo di contestazioni e spalti vuoti e un presente di immense folle plaudenti in stile nordcoreano come piacerebbe a qualcuno. La verità sta nel mezzo oppure sta da tutt’altra parte, fuori dagli schematismi ideologici. L’affluenza di pubblico a San Siro quando gioca l’Inter è storicamente sempre stata soggetta ad alti e bassi, numeri come quelli visti quest’anno sono in realtà stati visti già in stagioni in cui non si vinceva, i primi anni della presidenza Massimo Moratti registravano uno stadio quasi riempito dagli abbonamenti, mentre nei vincenti anni ’60, cantava la canzone “eravamo in centomila”, ma mi è capitato di leggere una cronaca di un nebbioso Inter-Sampdoria dei primi anni ’60, esordio in nerazzurro di Jair, con “soli” trentamila spettatori. Nelle recenti stagioni di Thohir lo stadio era andato sotto le trentamila presenze, desolatamente vuoto. Negli anni ’80 si narra invece di sedicesimi di coppa Uefa con lo stadio strapieno, a cavallo degli ’80 e ’90 la media si attestava tra i 30-40mila, eppure paradossalmente nel lustro vincente 2006-2010 il pubblico non era numerosissimo, intorno ai 45mila. Insomma, tanti fattori, anche extracalcistici, come il momento economico del paese o la voglia di uscire della gente, così come la capacità della società di invogliare il pubblico a venire allo stadio con tante promozioni, come ha fatto Suning, oppure un’onda di entusiasmo o un momento di riflusso, possono influire.
Ma una cosa è certa, i tifosi interisti non diventeranno mai folkloristici, lo dice la nostra storia e la nostra identità. Ci vediamo a San Siro.