Presa di posizione
Il comunicato dell’Inter in merito ai fatti di Inter-Napoli segna una svolta storica nel rapporto tra società e ultrà. Peccato che i maggiori organi di informazione non se ne siano accorti e lo abbiamo relegato nei trafiletti o addirittura lo hanno definito un comunicato che coglierebbe aspetti secondari. Quanta miopìa.
In realtà il comunicato non solo coglie un aspetto centrale, ma non è la solita generica condanna della violenza e del razzismo come si fa in questi casi, magari condita da proclami retorici tipo “fermiamo i campionati”, “chiudiamo il calcio malato” e autolesionismi simili che danno solo legittimità sociale a gruppi che andrebbero trattati in questi casi come una questione di ordine pubblico. Nel comunicato si afferma l’identità antirazzista del club interista in quanto tale, è una questione identitaria. E questo in realtà lo aveva già fatto il former presidente Moratti con un eccezionale lavoro culturale e storico nel corso degli anni (quanta distanza dai primi anni ’90, quando se dicevi che eri interista molta gente ti rispondeva, “ah, allora sei fascista”).
Ma nel comunicato si aggiunge una cosa mai detta prima, almeno così a chiare lettere, questa: “Per questo ci sentiamo in dovere oggi, una volta di più, di affermare che chi non dovesse comprendere e accettare la nostra storia, questa storia, non è uno di noi.”
Chi non conosce le dinamiche tra società di calcio e ultras potrebbe pensare che questo è una affermazione scontata, invece non lo è affatto. Quanta differenza con le minimizzazioni di presidenti come Agnelli e Lotito e le loro ambiguità e capriole dialettiche. L’Inter, invece, parla con lingua diritta.
Spiace che non tutti i tifosi interisti lo stiano capendo, tra chi nega, chi minimizza, chi giustifica, chi fa il vittimismo preventivo rispetto ai fatti di l’altroieri. Anche noi abbiamo detto che la squalifica di TUTTO lo stadio è ingiusta, ma bisogna anche dimostrarlo prendendo seriamente le distanze dai settori incriminati, senza fare gli innocentisti a tutto spiano o i difensivisti della prima ora serrando i ranghi della tribù dei tifosi. E infatti se la società avesse protestato per la chiusura dello stadio mentre contemporaneamente stilava il comunicato contro certi pseudointeristi avrebbe tolto valore al comunicato e dato un messaggio seppur involontario di giustificazionismo e collusione. Solo una volta prese le distanze e disconosciuto certi personaggi, allora si potrà chiedere di chiudere solo quel settore e non tutto lo stadio.
Questa svolta storica a mio modo di vedere è la vera novità (che sopratutto avrà delle conseguenze e sviluppi) di una giornata dove diversamente si sono dette tutte le solite cose che si dicono in questi casi con le discariche a cielo aperto dei social ad amplificarle e darle dignità. Con una impressione, molta gente in questo momento storico si sente “vittima” e non gli piace che un nero o uno straniero, ricco, sia messo al loro posto di “vittima” dai media e abbia più visibilità di loro, per cui infastiditi che se ne parli, s’inventano di tutto da al maanchismo (“Ma anche Pincopallo lo hanno insultato nel 15-18 ma nessuno ha detto niente”, che poi magari non è vero, qualcosa si era detto di Pincopallo, ma l’idea è che si parli degli “altri” e mai dei “nostri” dà fastidio). Oppure, viceversa, la gente è convinta di avere visibilità solo quando è nel ruolo del “carnefice”, per cui “ora si parla di noi perchè siamo i cattivi, ma quando lo erano gli altri nessuno ha detto niente”, stesso discorso di prima. In tutto questo però l’Inter non c’entra nulla, non è ne’ vittima, ne’ carnefice perchè con certa gente non ha niente a che fare. L’Inter è semplicemente la squadra dei “fratelli del mondo”, non c’è dirigente o presidente negli ultimi 20 anni che non abbia ribadito che certi spettacoli non sono compatibili con l’Inter, oggi come abbiamo visto con una presa di posizione ancora più netta, quindi non ci sarebbe nient’altro da aggiungere, tanto meno i contorsionismi, solo da dissociarsi apertamente come tanti veri interisti stanno facendo e fare il passo successivo: espellerli da San Siro onde evitare che tutti i tifosi rimangano fuori.