Per Bruno Pizzul notti magiche in paradiso

Un brindisi per Bruno Pizzul

Me lo immagino così, in paradiso a dire “ma qui è tutto molto bello”. E’ Bruno Pizzul che ha lasciato questo mondo per un nuovo viaggio.

Io ci sono cresciuto con le telecronache di Bruno Pizzul, non ho potuto sentire Carosio, lui è stato il primo per me bambino. I suoi racconti erano garbati, istituzionali, tanto da essere criticati per l’eccesso di moderazione e poi invece alla lunga essere rimpianto quando si è passato da un estremo all’altro, cioè ai pescivendoli di oggi, alle urla forsennate che ti entrano in casa urticanti. il buon Bruno invece entrava nelle case degli italiani con rispetto, senza troppe ossessioni verso le decisioni arbitrali, ma senza falsi pudori di dire che nei primi anni 2000 qualcosa non quadrava, per usare un eufemismo, e lui lo disse. Onesto e affidabile come un buon vino friulano, la sua terra. Questo era Bruno. Chi lo ha sostituito nelle telecronache della nazionale ha mantenuto il suo stile, da Marco Civoli e gli altri venuti dopo, ma al contrario oggi se ascolti le telecronache delle squadre di club sei invaso da un oleato gracchiante vociame grasso intriso di strilli, retorica, presunzione, falsi entusiasmi esagerati, ossessione per ogni minimo episodio arbitrale.

“Baggio Baggio Roberto Baggio”, mi sembra di risentirlo, mentre il divin codino dribblava tutti e depositava la palla in rete con un tiro a giro. La sua carriera di cronista è legata a questo grande campione, ultimo vero numero dieci italiano, che infatti in queste ore lo ha ricordato con parole gonfie di rispetto e rimpianto. Raccontò l’Italia ai mondiali del ’90, accettando con compostezza la sconfitta Ma come non ricordare anche il mitico “partiti!” ad ogni fischio d’inizio, e per noi interisti il secco “c’è Zenga!”, ad ogni paratona del nostro Walterone. Nato l’8 marzo, il giorno delle donne, forse un segno del destino vista la sua gentilezza. In alto i calici, Bruno.