Cronistoria di un personaggio pirandelliano
Conte è un buon allenatore. ha vinto con la Juve e con il Chelsea. Al primo anno all’Inter ha conseguito un secondo posto ad un punto dalla Juve e una finale di Europa League. L’inizio della seconda stagione non è stato però entusiasmante, discreto in campionato, ma pesante l’eliminazione dal girone di champions ampiamente alla portata. Al contempo La società non gli ha dato una rosa ampia, ne’ coerente con le sue idee di calcio, solo quattro difensori centrali per una DIFESA A TRE, DUE PUNTE PIù PINAMONTI PER UN MODULO A DUE, TANTI ESUBERI RIMASTI OBTORTO COLLO COME Nainggolan e Perisic, ma lui da par suo è apparso fin troppo coerente con le sue idee di gioco ai limiti del dogmatismo e rigidità e al contrario totalmente incoerente nella comunicazione mediatica.
Partiamo da quest’ultima, è arrivato dicendo che non bisognava più lamentarsi degli arbitri, della sfortuna, cercare alibi, ma adottare una mentalità vincente, non fare i pazzi, accettare sempre il risultato del campo. Inoltre ha poi mostrato nostalgìa per la sportività che vige in Inghilterra, lamentando in Italia maleducazione e fanatismo, ma alla fine si è lamentato degli arbitri, della sfortuna, ha risposto in maniera maleducata e volgare a normali domande poste da giornalisti, si è comportato da fanatico e pazzo cercando il consenso della parte più triviale del tifo, per il resto ha trattato pubblicamente i propri giocatori come non all’altezza (seppur una volta sola) per poi accusare la società di non averli difesi dalle critiche della stampa.
Tornando al calcio giocato, c’è chi dice che la società lo sostiene, secondo me sono separati in casa e la squadra ne risente come i figli quando mamma e papà litigano. Eriksen non appartiene al suo gioco, ma è un fior di giocatore, era accettabile che non lo mettesse come titolare inamovibile per sua legittima scelta (l’allenatore fa le scelte), ma dargli venti-trenta minuti a partita invece che cinque poteva essere un buon compromesso e un segno di apertura verso l’ambiente rispetto a quella rigidità sopradescritta. Ma sopratutto, magari limitarlo in Italia ma farlo giocare nel palcoscenico europeo, fauna naturale per il talento danese.
Inoltre, come tanti hanno visto, gioca allo stesso modo nel campionato nazionale come in champions, fa sempre gli stessi tardivi cambi e i risultati si vedono: discreti in campionato, ma disastrosi in champions, perchè l’ultimo posto nel girone non è un brutto risultato, ma è una vergogna in un anno in cui tutte le italiane si qualificano, che mette un macigno sul lato negativo della bilancia. Ora lo scudetto è un obbligo.
P.S. Sarebbe un bel gesto se Conte chiedesse scusa ad Anna Billò.