Si torna a respirare aria d’Europa a due anni dalla sfida con il Tottenham che sancì l’espulsione dalle competizioni europee dei nerazzurri e a tre dall’uscita dalla Champions per mano del Marsiglia. Che strana competizione l’Europa League, nella prima fase è un torneo periferico con avversari semidilettanteschi dove si affrontano squadre dell’estremo est Europa infarcite di giramondo sudamericani, poi nella seconda fase sembra di tornare alla Coppa Uefa di una volta e per una volta i vertici calcistici hanno avuto una pensata giusta per dare uno strato di prestigio in più a questo torneo: chi lo vince va in Champions League, uno stimolo sonante e chissà che anche per questo ben cinque italiane sono approdate agli ottavi. Di certo un salto in avanti per il calcio italiano, ma la cosa più stupida da fare sarebbe pensare che per il nostro calcio le cose vanno bene così. C’è ancora tanta strada da percorrere, ma è certo però che rispetto alle due precedenti stagioni le cose sono cambiate: tanto per cominciare quasi tutte le squadre – tranne il Torino – hanno abbbandonato il 3-5-2 o 5-3-2, ora nel calcio tricolore va forte il 4-3-1-2 o il 4-3-3; gli allenatori di punta, per certo, non sono più i tignosi Conte e Mazzarri, ma Allegri, Mancini, Benitez, Montella, oltre agli emergenti Mihajlovic, Pioli, Di Francesco, Stramaccioni, Sarri e il ritorno di Gasperini sulla panchina del Genoa. Tutti allenatori che propugnano un calcio realmente offensivo e alcuni dei quali puntano su quell’intensità che tanto manca nella serie A italiana. Da quest’anno si è puntato di più su giocatori tecnici e giovani, anche se alla fine della stagione probabilmente perderemo Pogba e Icardi, dopo la già avvenuta partenza di Cuadrado. Ma guardando una partita di Premier e una di serie A salta all’occhio non tanto il gap tecnico, non così alto come si potrebbe pensare, ma i ritmi di gioco: nel calcio italiano vengono fischiati dieci falli in più a partita, 32 rispetto ai 22 del calcio inglese. Squadre più corrette in Premier, ma anche arbitri meno fiscali, che come noto lasciano correre molto. I tempi di ripresa del gioco dopo un’interruzione in Premier sono molto più brevi, mentre in Italia assistiamo ancora a estenuanti manfrine e superflui interventi del personale sanitario sul campo, che in Premier non si vedono quasi mai, con giocatori che si rialzano immediatamente dopo un contrasto.
2 commenti su “Orgoglio italiano, ma la strada è ancora lunga”
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Non mi dire che Allegri da intensità alle proprie squadre, perché non è così, sugli altri invece sono d’accordo.
La differenza con il calcio inglese sta solo nell’etica e nel ritmo. Per quanto riguarda l’aspetto tecnico-tattico mi annoiano moltissimo.