Note tattiche sparse sulla partita di ieri

La vittoria di ieri con il Genoa dà tantissima serenità al gruppo. Due pareggi consecutivi con Bologna e Genoa avrebbero aperto scenari preoccupanti. L’Inter è terza da sola con un ruolino di risultati invidiabili, ma anche grazie ad un calendario piuttosto agevole, affrontando tre squadre in lotta per non retrocedere, due da metà classifica più la Roma. Rimane comunque il fatto che negli ultimi anni i passi falsi con le piccole, magari a San Siro, erano all’ordine del giorno.

La curva nord ricorda Bersellini prima del match con il Genoa (foto calciointer.net)

Una vittoria strappata quando la fiducia iniziava a scemare, una partita giocata a ritmi bassi, ma anche poco da squadra. Nel primo tempo non si sono mai visti gli inserimenti dei due interni Valero e Vecino, rimasti molto piatti e che invece nelle prime giornate arrivavano fino all’area di rigore, e che comunque Spalletti vorrebbe vedere uno davanti all’altro, in quel centrocampo che ruota, dove il trequartista si abbassa e uno degli interni sale. Meglio nella ripresa, quando Valero è avanzato di dieci metri, ma si sono fermati Candreva e Perisic, troppo lunghi sulla linea dei difensori a ridosso del fallo laterale, mentre Brozovic si imbronciava dopo un discreto primo tempo. La svolta è arrivata con l’ingresso di Eder e Karamoh, il primo è apparso subito dinamico e l’unico in grado di ricevere palla spalle alla porta e smistare palloni, ma anche l’unico ad ottenere una sponda da Icardi e inoltre ad arrivare in area, Eder è di fatto l’unico giocatore che ha dialogato con tutti risultando il fulcro del gioco, viceversa Valero passava la palla sempre a Vecino o ai due centrali, anche perchè i trequartisti erano spesso troppo lunghi e Icardi non veniva quasi mai incontro. La lentezza del giro palla è data anche da movimenti senza palla assenti o sbagliati o non sincronizzati, è vero che i due centrali e i due centrocampisti hanno una certa flemma nell’impostare e sembrano non fidarsi troppo di allargare il gioco su Dalbert, ma anche in parte su D’Ambrosio, ma trequartisti e attaccanti devono farsi vedere meglio, anche se spesso nel primo tempo si scambiavano la posizione tra loro creando un certo movimento, ma poco fruttuoso, seppur da rifare. Ha colpito la personalità di Karamoh, tanto che i compagni lo cercavano ripetutamente e i difensori genoani lo hanno tartassato ben bene, basti pensare invece che il timido Dalbert viene ingiustamente ignorato e quasi mai servito. Icardi è tatticamente parlando un corpo estraneo, lui non esce dalla linea dei difensori e i compagni a loro volta non lo cercano, si ignorano reciprocamente. Il 4-2-3-1 sembra una forzatura, non ci sono gli uomini per farlo, Icardi farebbe sfracelli con una seconda punta che gli gioca vicina, il centrocampo respirerebbe di più con tre elementi, anche se poi il trequartista è quasi sempre un Brozovic o un Joao Mario, che sono centrocampisti. Un 4-3-1-2 o un 3-4-1-2 sarebbe una possibile soluzione. L’intesa migliore è sicuramente quella tra D’Ambrosio e Candreva, ormai collaudata. Ha stupito l’assenza per due partite di fila di Gagliardini, definito in conferenza stampa irrinunciabile da Spalletti. Il tecnico farà qualche cambiamento nella prossima partita con il Benevento. La squadra, senza coppe, appare oltremisura stanca, ora ci sarà una settimana per preparare la prossima partita.