La serata a San Siro, il tifo interista, i selfie di Wanda Nara, i cori allo stadio
E’ la serata di Inter-Sassuolo. Il clima è estivo anche se promette un temporale che poi non arriverà. Due vecchi interisti hanno preso un altro appuntamento con San Siro, ma questa sera con una bellissima nuova leva. La nuova tifosa indossa una sciarpa a bande nerazzurre ed è carichissima.
Dopo una lauta cena a base di prosciutto, gorgonzola e spaghetti con pomodorini dell’orto, il trio si reca al vecchio Meazza e dopo una lunga coda (ah, bisogna arrivare sempre prima!) prende posto nel settore. Manca già poco all’inizio della partita, la curva nord si avvolge nei bandieroni oro-nero-azzurri, lo stadio è pieno, rimane vuoto solo il terzo anello verde, non aperto al pubblico, e di fatto il settore ospiti, dove una cinquantina di tifosi del Sassuolo si sparpaglia dietro lo striscione “Sas” (squadre d’azione sassuolo?) e un bandierone neroverde, impossibilitati a farsi sentire nella bolgia del tifo locale.
Prima del match, sul tabellone va in onda un video dove Spalletti e tutti i giocatori ringraziano il tifo interista, che quest’anno ha superato il milione di presenze a San Siro e stasera sfiora le 67000 unità. I più applauditi sono Icardi e Rafinha e a sorpresa Ranocchia, lontani per fortuna i tempi del “cyberbulismo” nei suoi confronti.
All’annuncio delle formazioni si nota come solo il settore verde scandisce il nome di Spalletti a gran voce, a conferma che la curva nord sostiene a prescindere l’allenatore, ma il tecnico di Certaldo ha perso il consenso del grosso del pubblico.
Inizia la partita e il sostegno è massiccio, viene proposto un nuovo coro, un po’ cantilenato, in campo però non tutto va come dovrebbe andare. Al vantaggio del Sassuolo, però, lo stadio si scioglie in un applauso di incoraggiamento. Il tifo è continuo per tutto il primo tempo, mentre le perdite di tempo del portiere Consigli suscitano bordate di fischi.
Nell’intervallo nel settore affianco al nostro Wanda Nara e le altre mogli dei giocatori non finiscono mai di farsi selfie, mentre la mamma di Karamoh sonnecchia, alle nostre spalle invece un gruppo di turisti dalla provenienza non meglio identificata (scandinava? Slava?) alza il tono di voce.
La ripresa è un assedio sotto la nord, che sostiene con alcune defezioni, ma qualche centinaio di ugole irriducibili riprendono i cori e si fanno sentire fino alla fine. Il gol di Rafinha riaccende le speranze, ma il primo arancio non ci crede e si svuota quasi del tutto prima del fischio finale, che vede gli undici nerazzurri crollare distrutti in mezzo al campo, allora si apre l’applauso della nord, ma anche di altri settori, e il coro “noi abbiamo l’Inter del cuore”. La squadra va sotto il settore, Perisic e altri due lanciano le maglie ma poi lo stesso croato avrà un battibecco con un tifoso sotto la tribuna.
Da parte nostra la tentazione di abbandonare prima del fischio finale per evitare la calca è grande, ma la giovanissima tifosa ci intima di rimanere fino alla fine, dandoci una lezione di fede interista. Leggo di tante elegiache narrazioni sulla sofferenza di essere interisti, al limite della retorica, è stata invece una bella serata, quarti o quinti conta fino ad un certo punto, da una parte perchè l’Inter deve prima o poi tornare a lottare per il primo posto e dall’altra perchè comunque champions o non champions quello che conta è mettere le basi.
Uscendo dallo stadio vediamo con piacere che i baracchini vendono ancora la maglia di Beccalossi, il tempo di raccontare alla giovane tifosa chi era il Becca e poi cala il sipario, per quest’anno San Siro chiude e all’Olimpico sarà quel che sarà.