Di solito non parliamo di arbitri. Per una serie di motivi che ora non starò ad elencare. Se ne parliamo vuol dire che ieri è successo qualcosa di grave. Non si può non vedere da parte dell’assistente di porta un rigore come quello su Icardi, passino gli altri contatti in mischia in area, ma quello è impossibile da non vedere. L’altra cosa grave è l’atteggiamento di Rizzoli e Orsato a fine partita e la vendetta del giudice sportivo che ne è scaturita. Tutti abbiamo visto questi veterani del fischietto assumere le vesti di coniglietti pomatosi di fronte ai Bonucci, ai Chiellini, agli Allegri, e diventare degli spavaldi bulli di quartiere quando a protestare sono i giocatori dell’Inter. Sul giudice sportivo poi c’è un’ampia letteratura, ma esaminiamo un aspetto: Vent’anni fa c’erano un arbitro e due guardalinee, poi è arrivato il quarto uomo, poi due assistenti di porta. Da tre a sei. Anzichè eliminare la causa del problema, gli arbitri, si è sommato il problema con altri problemi. Se gli arbitri sbagliano, più arbitri ci saranno più errori ci saranno. La soluzione si chiama moviola in campo. Spiace che anche nel mondo Inter non si spinga su questo tasto, ma è solo togliendo potere agli arbitri e dandolo alla tecnologia che si ridurranno a un normale fattore fisiologico gli errori. Un conservatorismo, non di quelli positivi, uno scetticismo verso le novità, non di quelle sane, riduce il calcio ad unico sport al mondo dove la moviola in campo fatica ad entrare. Non tutti gli juventini sono ladri, ma tutti gli juventini sono contro la moviola in campo. Chiediamoci perchè. Ora c’è Suning, molti giustamente rimpiangono Mourinho, ma non serve un capopopolo, ma una società forte. Calciopoli fu scoperchiata non con i gesti simbolici e le parole infuocate, ma con l’azione capillare della società capitanata da Massimo Moratti e Giacinto Facchetti. E Suning non starà a guardare.