Moratti spiega l’interismo (a Thohir)

moratti championsE’ un Moratti più libero quello che parla a Fabio Monti sulle colonne del Corriere della Sera, ora che non è più presidente, nemmeno onorario, può parlare senza diplomaticismi e circumnavigazioni, dando massima espressione a quello di cui è il massimo rappresentante: l’interismo. Personalmente sono sempre stato restìo a parlare di interismo, preferendo parlare di Inter, perchè in realtà gli interismi (e gli interisti) sono tanti e non univoci, come fare a parlare di interismo senza rischiare di cadere in un esercizio omologante, dogmatico, ideologico? Ma se lo fa Moratti allora possiamo esser certi che sa di cosa sta parlando e allora ne esce un’immagine molto semplice e nitida, ricca, ma non roboante. “L’Inter è un sentimento”, ma l’Inter è unica perchè è quella squadra che non ha mai soffocato il talento, le individualità, il genio calcistico. “Alla Juve sono soldatini” disse Cassano, un interista. All’Inter no. Un certo Mazzarri questo non lo ha mai capito. Da questo punto di vista invece Mancini è l’allenatore perfetto, è l’allenatore interista. Una siffatta idea di squadra e calcio si accompagna a due cose a sua volta legate tra loro, è ancora Moratti a spiegarlo: “tifosi competenti ed esigentissimi che non contemplano la modestia”, che sentono l’Inter come propria e contano più che nelle altre società (con buona pace dei burocrati che vorrebbero che i tifosi facessero i tifosi ammaestrati e plaudenti) e di conseguenza una società ambiziosa che deve avere larghe disponibilità economiche. E’ questo il quadro fortemente borghese, democratico e milanese che caratterizza L’F.C. Internazionale Milano. Ma riprendiamo le parole di Moratti rilasciate al Corriere:

moratti duomo 2Sentimento, passione, ricordo, affetto:«l’Inter è un sentimento. Che si trasmette dai tifosi alla società ai giocatori e a tutto quello che diventa passione, ricordo, affetto e che ci completa la vita. E sempre con l’idea che c’è domani, perché domani c’è un’altra partita e domani si ricomincia e si riparte».

Genio, talento: “La prima idea che avevo avuto, nel momento dell’acquisto della società, era stata quella di prendere Cantona e Mancini. (…) Sarebbe stata un’accoppiata fantastica, degna della tradizione dell’Inter, una squadra che ha sempre privilegiato il genio calcistico e che non ha mai soffocato il talento”. Segue un lungo elenco di giocatori dal forte genio, individualità e personalità come Meazza, Corso, Ibrahimovic e – Moratti non potrebbe non citarlo – Recoba.

I tifosi interisti spiegati a Thohir: “Credo che Thohir ormai abbia capito che l’Inter è un club diverso da tutti gli altri. Unico. E vale per tutti: dirigenti, allenatori, giocatori. I tifosi interisti sono molto competenti, ma anche esigentissimi e non contemplano la modestia. Chi segue o fa sport ai massimi livelli non può puntare al decimo posto. Una volta un tifoso per strada mi ha detto: bisogna spendere di più. Aveva ragione. La scelta di Mancini, che è di Thohir e che a me è piaciuta, va in questo senso, così come mi è piaciuto che Mancini abbia parlato del terzo posto come di un obiettivo anomalo”.

L’Inter spiegata a ThohirIl calcio non è un’azienda. Non lo è in assoluto e non lo è a maggior ragione nel caso dell’Inter. È giusto rispettare perimetri e parametri, ma l’azienda non c’entra niente, perché non c’è tempo per i bilanci. Ogni settimana o addirittura ogni tre giorni, c’è una verifica e il risultato di una partita conta sempre molto. Non esiste la programmazione a medio o lungo termine”. 

I veri padroni dell’Inter “E poi ci sono i tifosi, con i loro sogni, le loro speranze, le loro aspettative. Ho sempre pensato che fossero loro i veri padroni dell’Inter. Per questo anche ai tempi di papà, per tutti noi della famiglia, l’Inter è sempre stata soltanto una passione. E proprio per questo guidarla è anche una sofferenza, che va al di là di quella del tifoso, perché ne hai la piena responsabilità. Ma è stata un’esperienza magnifica”. 

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