C’è poco da dire, il giocatore sul quale mi sono ricreduto in pieno è Campagnaro. Non è solo un difensore grintoso, ma un eccellente giocatore dotato di buona tecnica. Rimangono le perplessità per avergli fatto un triennale all’età di 33 anni, ma questo è uno dei difetti della nostra società, fare contratti-lenzuolo a giocatori ultra-trentenni. Ma sicuramente mi sono ricreduto anche su Mazzarri, è un allenatore capace e preparato, certo il 3-5-1-1 è un pugno in un occhio, ma finchè porta risultati va benissimo.
Non ho cambiato idea invece sul suo modo di comunicare e di porsi con i media, la piega vittimistica che lo ha reso famoso mi pare sia rimasta intatta anche una volta arrivato all’Inter, si pensi allo svegliarsi alla vigilia di Cagliari-Inter per scoprire che la gara non era stata posticipata dopo l’impegno di giovedì. Su Alvarez non mi sono particolarmente ricreduto, nel senso che le qualità tecniche del giocatore non erano in discussione, ma sicuramente mai avrei pensato che sarebbe stato capace i mettersi al servizio della squadra e reinventarsi mezz’ala recupera palloni. Certo, a nessun giocatore nella storia dell’Inter sono stati concessi due anni di tempo per ambientarsi al calcio italiano, a dire il vero a calciatori cresciuti nell’Inter non è stata data nemmeno una possibilità, si pensi a Donati che ora gioca in Champions League con il Bayern Leverkusen e a tanti altri. Buon per lui che gode della protezione degli influenti senatori, che lo hanno voluto fortemente e ne hanno garantito la sua permanenza dopo due anni fallimentari. Infine Jonathan, il giocatore per il quale molti si stanno spargendo il capo di cenere. Sicuramente non era il bidone che credevamo, ma ci vuole equilibrio, ora non è nemmeno diventato il nuovo Maicon. Ha giocato un buon secondo tempo con il Genoa ed è stato tra i migliori a Catania, ma è stato incolore con Juve e Sassuolo e con la Fiorentina ha segnato un gran gol al culmine di una partita in cui in realtà aveva sbagliato quasi tutto. Per la sua parabola che fa dire a molti “se ce l’ha fatta lui ce la posso fare anch’io”, è diventato una via di mezzo tra un oggetto di culto e una mascotte per una parte della tifoseria nerazzurra.