Mancio British Style e l’Italia vince

Il successo di Mancini

mancini eleganza

Roberto Mancini vince nel tempio di Wembley e conquista il cuore degli italiani. Il più “inglese” degli allenatori tricolori, spesso malsopportato in Italia proprio per il suo stile troppo “British”, ha invece vinto con il gioco, l’eleganza, i toni moderati, ma d’altra parte l’eleganza e lo stile è da sempre italiana, non solo inglese, e quindi tutto forse è ritornato a casa.

Sono lontani i tempi della nazionale del 2006, le tamarrate di Gattuso e Cannavaro, l’arroganza di Lippi, le esultanze svaccate, la preponderanza juventina. Certo, rimangono gli eccessi in certe esultanze di Bonucci, ma ora finalmente questa è la nazionale di tutti e non solo dei bianconeri, dal battagliero sardo interista Barella, allo spaesato milanista Donnarumma, ai laziali, romanisti, napoletani e tanti altri.

Gli inglesi ci hanno regalato il calcio, ma l’allievo supera il maestro e il mancio, dopo aver stravinto con l’Inter, è diventato “internazionale” al Manchester City, dove ancora oggi lo ricordano con affetto.

Paradossalmente tanti gli atteggiamenti antisportivi degli inglesi, ma nulla che non abbiano fatto anche tutti gli altri: i fischi all’inno avversario (Italia-Argentina 1990), togliersi la medaglia del secondo posto (lo fanno tutti nelle finali di Champions, lo ha fatto anche Bonucci), ma su una cosa i sudditi di sua Maestà non erano mai caduti, le simulazioni. Ora con Sterling e Keane, lo hanno fato anche loro, purtroppo. Peccato.

Ma questo verrà ricordato come il mondiale delle strumentalizzazioni politiche, sembra di tornare ai tempi del totalitarismo quando i giocatori venivano messi in fila a fare il saluto romano o dei fanatismi rossi degli anni ’70. Dai giocatori che si inginocchiano omaggiando non l’antirazzismo come si crede, ma un movimento di estrema sinistra che con i diritti civili non ha nulla a che fare, i politici che entrano a gamba tesa sulla faccenda, poi la stessa vittoria dell’Italia rappresentata come una vendetta sciovinista dell’Unione Europea tutta contro la Brexit, come se l’Italia non avesse battuto il Belgio e pure Francia con Germania non fossero uscite malconcie ben prima.

Dopo il mondo dell’arte, dello spettacolo e della cultura, c’è un evidente intento di una precisa parte politica di investire anche il mondo del calcio della propria egemonia culturale, facendo dei calciatori degli influencers per conformare le opinioni.