Roberto Mancini torna a far sentire la sua voce dopo un mese di silenzio calcistico. L’allenatore, che ha rifiutato offerte milionarie dalla Cina, è intenzionato a prendersi un anno sabbatico, prima di rientrare in pista, molto probabilmente in Premier League. Lo jesino non è pentito di essere tornato all’Inter, anzi, “sono convinto di non aver sbagliato a tornare a Milano. – Confida al corriere dello sport – Purtroppo non ho concluso la missione ma resta un’esperienza positiva. Sono stati fatti passi avanti molto importanti, oggi esiste una squadra base che prima non c’era”. Mancini comunque nega scontri duri con la società, anzi: «Ci siamo stretti la mano, da buoni amici. – Racconta sempre al giornale del centroItalia – I rapporti restano buoni e non ho motivo di avere rancori contro il club nerazzurro, come penso loro non possano averne nei miei confronti. La risoluzione è stata consensuale, non siamo riusciti ad imboccare la stessa strada per raggiungere gli obiettivi che l’Inter deve sempre avere davanti: lo scudetto e la Champions”. (Continua sotto)
Ed è proprio questo il punto della discordia, il tricolore: Mancini voleva già una squadra in grado di competere per lo scudetto, come dev’essere sempre per l’Inter, mentre la nuova società, come già quella di Thohir, si “accontenta” di un secondo o terzo posto e di una partecipazione alla Champions. E’ presto per giudicare la Suning, vedremo se nei prossimi anni verrà fatto quel salto di qualità, ma Mancini non voleva aspettare. L’ex allenatore dell’Inter però vuole rispondere a Gullit e ad altri che hanno messo in dubbio la sua preparazione fisica, ecco la sua risposta: «Sciocchezze, l’unica accusa su cui voglio rispondere. L’ultimo che mi ha tirato in ballo è stato Gullit. Era invidioso da giocatore, lo è anche adesso da disoccupato. Cosa sa lui per parlare del lavoro di un collega? All’Inter hanno i dati del lavoro fatto durante la preparazione: siamo nell’epoca moderna, ci sono i Gps, i computer, io ho uno staff di professionisti seri, nessuno può permettersi di denigrare il nostro piano. Ci sono i dati, i numeri, è tutto registrato. Non esiste, per chiarezza, una squadra pronta il 20 agosto. Ci vogliono sei o sette giornate, diciamo il mese di settembre, per essere al top. E questo vale per tutti. Fine del discorso e di una polemica strumentale»