La storia dello stadio Bentegodi di Verona, dove l’Inter giocherà oggi pomeriggio contro il Chievo
Lo stadio Bentegodi di Verona, sede della sfida Chievo-Inter del 22 aprile 2018, è stato inaugurato nel 1963 e a differenza di molti altri stadi italiani mantiene una capienza simile agli anni passati, essendo arrivato ad un massimo di 47000 spettatori ed essendo oggi disponibile per 42000 spettatori. Numeri comunque difficilmente raggiungibili per la tifoseria del Chievo, che si attesta poco sopra i 10000 in maniera costante da anni, ma anche per l’Hellas, che seppur tra alti e bassi negli ultimi venti anni non è andata oltre i ventimila.
Potremmo tranquillamente parlare di una di quelle cattedrali nel deserto, ampliate per Italia ’90, che andrebbe sostituita con uno stadio più funzionale, ma di cui non c’è progetto all’orizzonte. Il Bentegodi è uno stadio a dire il vero bruttino, anche se a differenza degli impianti di cui vi ho parlato nelle settimane scorse non ci sono mai stato. Però sappiamo che oltre all’immancabile pista d’atletica ha un enorme spazio che lo divide dalle tribune rendendo il campo lontanissimo dagli spalti. La struttura ha una discutibile forma di anfiteatro, diviso in tre anelli, ma differenza di San Siro non uguali l’uno all’altro.
Il primo anello, infatti, è di una dozzina di file, ma in realtà quasi totalmente chiuso al pubblico, così che l’effetto visivo in televisione è pessimo. Poi il secondo anello è ancora più basso, di circa cinque file, cosa che comunque lo rende caratteristico. Infine il terzo anello, è quello più alto e dove si assiepa il grosso del pubblico, con una balaustra a metà altezza così che si potrebbe parlare di un terzo e poi di un quarto anello. I tifosi locali del Chievo si dispongono in curva nord, quindi il settore ospite è relegato nella parte alta del terzo anello della curva sud.
Negli anni ’80, quando l’Hellas Verona perse una serie di partite casalinghe, lo spiritoso inviato di novantesimo minuto pensò bene di ribattezzarlo in bengodi.