Qualcosa si è sbloccato negli spogliatoi tra il primo e il secondo tempo. Ieri a Napoli nella prima frazione si erano visti i soliti problemi, non solo i problemi tecnici dei centrocampisti, ma anche squadra lunga, distanze siderali tra la squadra e gli attaccanti. E poi molti elementi che giocavano senza cuore, sopratutto in avanti. Nella ripresa si è visto un atteggiamento diverso, gli attaccanti hanno ritrovato il cuore, la squadra è stata più alta e ha fatto il suo gioco, che non potrà mai essere il classico bel gioco, ma per gli interpreti che ha sarà sempre fatto di break a centrocampo e strappi in avanti. Poi c’è la soddisfazione di aver battuto un personaggio pseudoautentico, un montato come Sarri, strombazzato da tutti i media con la favoletta dell’impiegato arrivato sulla panchina del Napoli. (Continua sotto)
Nessuno che abbia il coraggio di dire che Giampaolo con l’Empoli sta facendo meglio di lui e che il Napoli con i giocatori che ha è una Ferrari per questa serie A. Siamo tornati alla fine degli anni ’80, quando tutte le televisioni raccontavano del meraviglioso pubblico napoletano, una narrazione stridente rispetto alla realtà vissuta negli stadi dove arrivava a giocare il Napoli, fatta di scippi, lanci di sacchetti pieni di escrementi, cori come “Milano in fiamme”. Ovviamente non da parte di tutti i tifosi napoletani e i cretini ci sono in tutte le tifoserie, ma perchè allora raccontare fantasticherie? Tornando al piccolo uomo Sarri, non è detto si tratti di una vicenda di discriminazione o di razzismo e non andrebbe caricata di risvolti sociopolitici, ma semplicemente siamo in presenza di un caso di maleducazione e arroganza. Sarri è convinto che il fatto di andare in giro in tuta lo renda migliore e più uomo di chi indossa una cravatta, allena una squadra di campioni, ma è convinto di essere l’unico artefice del primo posto del Napoli, ma gli è bastato togliere Higuain, Hamsik e Insigne per beccare due gol dall’Inter. Si sgonfia facilmente.