Ci sarà tempo di fare un bilancio complessivo di tutta la stagione dell’Inter 2011/12, o forse vorremo solo mettercela alle spalle, ma intanto cominciamo dalla fine, le ultime nove di Stramaccioni, che è anche l’inizio, perchè Strama sarà l’allenatore della prossima stagione.
Il tecnico romano ha esordito il 1′ aprile contro il Genoa. Dopo 38 minuti la squadra conduceva 3-0, imponendo già il suo gioco, questo è stato l’esordio assoluto in serie A di Stramaccioni, poi un gol di ginocchio su calcio d’angolo e ben tre rigori generosamente assegnati contro hanno portato il risultato finale sul 5-4 con l’Inter che rispondeva con altri due gol alla riavanzata del Genoa. In questa partita, giocata col 4-3-3 si è visto un Zarate risorto, autore anche di un gran gol, ma Stramaccioni sorprende tutti rigenerando anche giocatori come Cambiasso, Stankovic, persino Chivu. Alcuni, ossessionati dal voler fare piazza pulita, non vedono i nuovi schemi, la squadra corta, i cinque gol, ma si lamentano invece della troppa vecchia guardia in campo.
La seconda a Trieste contro il Cagliari è però una delusione, l’Inter reagisce subito ai due gol subiti, nel finale è in superiorità numerica e crea anche due o tre occasioni per vincere, ma è oggettivamente un passo indietro, finisce 2-2. Rimane la capacità di reagire ai gol subìti, con Ranieri la squadra si sgonfiava ad ogni gol subìto.
Questa costante si ripete nel turno infrasettimanale a S. Siro con il Siena, quando l’Inter cominicia subito in svantaggio a causa di uno dei tanti svarioni difensivi della stagione, ma Con un secondo tempo vivace, attaccante, straripante sulle fasce e una rassegna di tiri l’Inter ribalta la partita sfondando il muro del Siena. E’ ancora Milito, doppietta per lui. L’Inter gioca una gara con 8-9 giocatori in attacco, ma subisce solo un paio di contropiedi fisiologici, il possesso palla cresce.
Nell’Inter di Stramaccioni ora sono gli avversari a finire più stanchi, ad ogni gol subìto reagiamo, e si vede già la mano di Stramaccioni sul piano tattico.
La tragedia di Morosini interrompe il campionato per 10 giorni e chiede una pausa di riflessione sui ritmi e le pressioni con cui viene giocato il calcio italiano, Di Natale si prende carico della sorella disabile di Morosini e paventa l’intenzione di ritirarsi.
L’Inter torna in campo a Firenze e Stramaccioni cambia modulo e passa al 4-2-3-1 ribadendo un suo punto fermo: punta centrale e uno, due, tre uomini di qualità alle sue spalle, prova il massimo, tre, e sono proprio i trequartisti a “tradire”, Alvarez, Forlan, Zarate imbrigliati dalla vecchia volpe Delio Rossi, l’Inter smarrisce la pericolosità, Stramaccioni non può mettere Pazzini per l’infortunio a Chivu, ma andava messo prima, Julio Cesar ci salva parando un rigore. E’ questa forse la peggiore Inter delle nove in esame, sconfitte comprese, lo 0-0 non è proprio da Stramaccioni.
Si arriva al momento più tosto, Udinese-Inter, Stramaccioni fa una confrenza prepartita all’arrabbiata, rivendica gli 8 punti nelle sue 4 partite, più di Milan, Napoli e Udinese nello stesso periodo, rivendica di aver dato un’impronta, bene o male a seconda dei casi, alla squadra. E a Udine arriva la vittoria più prestigiosa, la prima in trasferta, un’Inter attenta in difesa, tosta a centrocampo, talentuosa in attacco, batte una stanca Udinese e la raggiunge in classifica, presentando il terzo modulo, l’albero di natale, 4-3-2-1 con Sneijder e Alvarez alle spalle di Milito. Stramaccioni fa tesoro degli errori di Firenze, non rinunciando al suo credo tattico di almeno due uomini di qualità dietro una punta centrale, ma rimette un centrocampo a tre, ma con un interprete come Guarìn che in fase offensiva va a fare il terzo trequartista trasformando il modulo in 4-2-3-1. Rispetto a Firenze i trequartisti non fanno le belle statuine ma svariano su tutto il fronte offensivo. Vince su un campo dove aveva fin qui vinto solo il Milan. E’ forse il momento più alto dell’avventura di Stramaccioni con uno Sneijder ritrovato che segna il gol più bello della stagione nerazzurra.
Si passa in casa con il Cesena, vittoria per 2-1 in un acquazzone di tiri, 14 tiri nel primo tempo, sostanzialmente uno ogni tre minuti. Questa è stata l’Inter contro il Cesena, squadra già retrocessa, ma che ha concesso molti meno spazi dell’Udinese. Un inizio blando nei ritmi ma non già nella pressione, con un paio di contropiedi concessi al Cesena nel primo quarto d’ora e una media di tiri uno ogni quattro minuti. Poi un possesso palla che prende continuità, quindi tra il 22′ e il 42′ i tiri diventano uno ogni due minuti. Impressionante. La ripresa molto più episodica, nei gol sia del Cesena che nel pareggio dell’Inter, la quale non era partita compatta nei minuti iniziali del secondo tempo ed ha sofferto diversi contropiedi, continuando comunque a creare, ma non come nel primo tempo, e molto più imprecisa al tiro. Alla fine 9 tiri nel secondo tempo, 3 nell’azione del 2-1.
A questo punto, con 4 vittorie e 2 pareggi, l’Inter approda al terzo posto a pari merito con Napoli, Lazio e Udinese, a quota 55 punti, qualcosa d’impensabile un mese prima, l’Inter è rientrata in corsa per la Champions a tre giornate dalla fine!
E qui arriva la frittata, a Parma un’Inter che rovescia tutti i suoi cardini getta al vento il terzo posto. Il Parma impone i suoi ritmi alla gara, l’Inter va in vantaggio subito, ma poi non fa la partita e crea poco. Nella ripresa due minuti di follìa ribaltano il risultato, poi quattro palle-gol per l’Inter, ma il Parma segna il terzo gol in contropiede, nel finale salta tutto e si rischia anche il quarto gol. Tutte le altre concorrenti per il terzo posto fanno punti. Prima sconfitta nella gestione Stramaccioni. Due minuti di black-out certo, ma in una finale questo è impensabile, ci si aspetta la giusta tensione per 90 minuti. Anche se potessimo togliere quei due minuti l’Inter vista a Parma non ha giocato con la rabbia che si deve ad una gara che era la prima di tre finali per il terzo posto. Una volta in vantaggio l’Inter ha rinunciato ad imporre il proprio gioco e non ha nemmeno sfruttato i grandi spazi che il Parma lasciava. Tralasciando tutti i punti persi nel corso del campionato, è questa la gara decisiva che ci ha tolto la Champions dopo dieci anni.
Il resto è storia di pochi giorni fa, un Derby epico, stravincendo anche contro le ruberìe dell’arbitro, una squadra che ad un bel primo tempo fatto di belle trame e triangolazioni ha ribadito un secondo tempo fatto di nervi e forza, guidata da Milito e portata in cielo dal quarto gol di Maicon, nella serata in cui la luna è più vicina alla terra non poteva non essere una notte da Inter. Con questa vittoria l’Inter si garantisce un posto in Europa League e fa due su due nei derby. Ci voleva poi un miracolo all’ultima giornata, con noi che vincevamo e tutte le altre che fallivano il risultato, finisce invece la stagione con tanti assenti a Roma con la Lazio, un buon primo tempo, e poi come a Parma errori difensivi che ci puniscono, non ci voleva, l’Inter chiude sesta, Stramaccioni l’ha portata a recuperare 10 punti dal terzo posto crollando nelle ultime due trasferte. Ora tutti si chiedono, l’Inter vera è quella del derby o quella di Parma e Roma?
I numeri- 5 vittorie, 2 pareggi, e 2 sconfitte, 20 gol fatti (una media di più di due gol a partita, una sola volta a secco, 0-0 a Firenze), 17 gol subìti, di cui 8 nelle ultime tre partite.
17 punti fatti in 9 partite, 12 in casa su 4 partite (bottino pieno) e appena 5 in trasferta in 5 partite con una vittoria, 2 pareggi e 2 sconfitte.
E’ mancata in trasferta un po’ di personalità e un po’ di equilibrio, in casa inarrestabili.