Le giornate milanesi di Thohir trascorrono nel massimo riserbo, tra un sorriso, un pranzo e tante strette di mano. Sta filtrando pochissimo dai vari summit con i dirigenti, con Moratti, con Mancini e anche con il sindaco e Barbara Berlusconi per parlare dello stadio (possibile abbiano parlato solo della finale di Champions al Meazza o che Moratti abbia solo parlato di Zanetti?). Non è detto che sia un male, certo per noi meno cose di cui parlare, ma questa maggiore riservatezza può essere il segno di una società che lavora nell’ombra e si sta muovendo bene o male in una direzione. Niente voli pindarici però, giunge conferma che sarà un mercato autofinanziato, le varie voci su un Thohir pronto ad investire sembrano destinate a rimanere tali e abbiamo fatto bene a rimanere scettici. Questo vuol dire che ci sarà un solo colpo importante, il resto saranno tutte operazioni low-cost o parametri zero tra i quali si conta di fare l’affare, scovare il talento o il big finito ai margini di una grande squadra. Su quest’ultimo punto le precedenti esperienze dicono che è una strada dove andare cauti. La vicenda Podolski, panchinaro all’Arsenal, ha lasciato il segno. Non ci trovavamo al cospetto di un campione incompreso dal suo allenatore, ma di una figura scarsamente professionale e ridanciana. Uno che ti fa svoltare la serata in compagnìa, non il campionato. A volte se uno non gioca un motivo ci sarà. E aggiungiamo, se uno a 28 anni gioca ancora nel Chievo quanto può essere forte? Stiamo ora parlando del nome nuovo per la fascia sinistra, il bosniaco Zukanovic. Qualcuno lo ha mai sentito? In tutto questo bisognerà essere dei maghi per costruire una squadra da scudetto. Siamo sicuri che non era meglio essere chiari fin da subito, ammettendo che per tornare al vertice ci vorranno due anni almeno?