Polemiche post partita degli ultimi giorni
Al termine della vittoria di Cagliari Conte ha detto che Sensi è ancora lontano dal giocatore che lui vuole, remake del postDortmund di un anno esatto fa.
Ha sottolineato che il portiere avversario è stato il migliore in campo, una frase un po’ vintage che andava di moda negli anni ’80. Per il resto ha ancora evocato i “nemici”, dicendo di essere con l’elmetto (Come Bismarck?). Molti però stanno cominciando a capire che a differenza di quello che spesso si ripete, questi atteggiamenti da piccolo imperatore totalitario non compattano l’ambiente, ma lo dividono, noi lo diciamo dai tempi di Mazzari e poi Spalletti.
Oggi non entriamo nel merito delle parole di Conte, che spesso nel merito a volte ha anche ragione (per esempio io non credo che Suning stia facendo grandi cose come dicono molti e potrebbe fare di più), ma non è ora questo il punto; nemmeno l’incoerenza palese del mister che accusa i giornalisti di attaccare la squadra e il club e poi è lui il primo a lamentarsi pubblicamente e attaccare società e giocatori. Nemmeno questo è centrale.
Il discorso principale in questo momento è che Conte, come Mazzarri e Spalletti, non compattano ma spaccano la tifoseria interista in chi è pro e chi è contro di lui e adottano una strategia diversa da quella di Mourinho o che in parte è una cattiva imitazione, senza ironia e stile, di quella di Mourinho in tempi e condizioni completamente diversi e risultati completamente diversi. Questo anacronistico o con me o contro me sta lacerando la tifoseria, sopratutto in tempi di social, che quando c’era Mourinho all’Inter non erano così preponderanti, scatenando talebani da tastiera frustrati e fanatici repressi che fanno la caccia al nemico interno. Lo diciamo da anni, ma ora per la prima volta vedo che molti tifosi e commentatori interisti lo stanno capendo. Il nostro consiglio a tutti gli sportivi è quello di uscire dai social, come abbiamo fatto noi (anche se nel nostro piccolo eravamo riusciti a creare una community diversa dalle altre e contenere i mitomani), dare sempre meno peso alle conferenze stampa (noi per esempio non seguiamo e riportiamo più quella prepartita e ci limitiamo ad analizzare la strategia comunicativa saltuariamente con il massimo distacco possibile, pensando solo al campo e al bene dell’inter).
Invitiamo tutti gli interisti a non farsi trascinare da Conte nella guerra civile tra chi è con lui e chi è contro di lui, ma elogiarlo quando lo merita senza osannarlo come un guru o il vate o il duce, criticarlo moderatamente senza considerarlo il peggiore allenatore al mondo quando sbaglia. Togliamogli i riflettori e rimettiamoli sul rettangolo di gioco. E se vincerà lo scudetto, una bella stretta di mano e una pacca sulla spalla poi si vedrà se si cambierà o rimarrà lui. L’Inter resta, il resto passa.