Spalletti, vecchia volpe astuta e maestra di calcio, l’ha vinta tatticamente, ma sono gli interpreti a rendere grandi gli allenatori, perchè Pioli le sue contromosse le aveva studiate, ma come vedremo sono mancati totalmente un paio di giocatori, mentre dall’altra parte Nainggolan è stato devastante. Ma c’è sicuramente lo zampino di Spalletti nella crescita individuale di alcuni giocatori, ora i giallorossi hanno tre difensori che sanno giocar la palla, come detto Nainggolan è un top-player e persino Jesus pare cresciuto tecnicamente. Ma torniamo agli aspetti tattici. Spalletti rinuncia alla parità numerica in attacco lasciando Dzeko e Salah contro Murillo, Medel e Miranda, arretrando a centrocampo Nainggolan, che insieme a De Rossi e Strootman può creare un tre contro due contro Kondogbia e Gagliardini. Pioli lo aveva capito e schiera sulla trequarti Brozovic e Joao Mario, di fatto due centrocampisti che dovrebbero ribaltare a loro volta i rapporti di forza a metà campo, ma risultano del tutto assenti, non aiutando gli altri due centrocampisti, ne’ supportando il solissimo Icardi, sempre chiuso da Rudiger, Fazio e Manolas. In questo modo Gagliardini marca Nainggolan, Kondogbia pressa su Strootman e De Rossi è liberissimo di palleggiare con Brozovic che rimane a metà strada tra Rudiger e lo stesso De Rossi e Joao Mario tra Manolas e il capitano giallorosso. In fase opposta Rudiger si alza agevolmente su Brozovic e Manolas su Joao Mario altrimenti raddoppiano su Icardi. I nerazzurri appaiono spaesati, sorpresi dalle mosse tattiche del proprio allenatore, confusi, disordinati in campo, ma anche più lenti. Tornando alla fase difensiva, Nainggolan è una vera spina nel fianco, che ogni volta che la Roma va in possesso, attacca la profondità occupando lo spazio sulla sinistra lasciato libero dai due attaccanti, con Dzeko che gioca centrale e Salah sul centrodestra. Il belga fa l’interno, l’ala sinistra e la mezza punta e qui crescono le responsabilità di Murillo, che dovrebbe alzarsi a raddoppiare e aiutare Gagliardini in marcatura, essendoci già Medel che si occupa di Dzeko e D’ambrosio di Salah. Al di là del fatto che i giocatori della Roma sono apparsi più in forma, più esperti, più maturi nel leggere le varie fasi della partita, ma anche tecnicamente più dotati, in conclusione tatticamente le differenze le hanno fatte il mancato pressing su De Rossi dei due trequartisti dell’Inter e il mancato raddoppio di Murillo su Nainggolan. Gli altri due difensori sostanzialmente pur soffrendo hanno contenuto i due attaccanti giallorossi, dall’altra parte Icardi il suo gol lo ha fatto e potevano essere due se Tagliavento avesse concesso il netto rigore ai danni di Eder. In conclusione, nonostante non bisogna dimenticare che il doppio confronto sulle fasce Candreva-Jesus e Perisic-Peres è stato nettamente perso dai due interisti, è a metà campo che si è decisa la partita. Un appunto a Pioli però va fatto, la squadra, nonostante l’assenza di un pilastro difensivo come Miranda, è apparsa molto sbilanciata, sulla carta e anche in occasione di tutti e tre i gol giallorossi. E se andiamo a vedere gli interpreti, al di là dei moduli e della disposizione in campo, vediamo come Spalletti ha messo in campo quattro difensori centrali di ruolo, un terzino, seppur alla brasiliana come Peres, tre centrocampisti, un’ala e un centravanti, mentre il tecnico interista ha schierato due difensori centrali, un terzino, quattro centrocampisti, due ali e un centravanti. Solitamente, quando gli allenatori schierano una difesa a tre, mettono due terzini come esterni di centrocampo, oppure un terzino e un’ala, ma mai due ali contemporaneamente. Nel secondo tempo, il tecnico romanista si è difeso agevolmente con un 5-4-1 alla Conte, e per l’Inter è stata dura trovare spazi.
Nella foto: Joao Mario e De Rossi.