Cominciamo dai complimenti, quelli ricevuti da Mihajlovic, che è venuto a S.Siro a giocare con un vero 4-2-3-1 e non un 4-1-4-1 mascherato, con due ali alte come Gabbiadini e Soriano, che hanno costretto Jonathan e Zanetti sulla difensiva, in particolare il capitano, neutralizzando il gioco sulle fasce tanto caro a Mazzarri.
D’altra parte qualcosa non torna dal momento che la Sampdoria ha attaccato con 7 elementi (a supporto di Pozzi c’erano Gabbiadini, Eder, Soriano, più i due terzini De Silvestri e Costa e il mediano Obiang), mentre l’Inter avanzava in 5 (a supporto di Palacio i soli Guarin, Taider, Alvarez e Jonathan). E se sulla nostra fascia destra il confronto tra Jonathan-Soriano e Taider-Costa si concludeva in sostanziale pareggio (e non cambiava molto quando al posto di Taider andavano Guarin e poi Mudingayi), erano dolori sull’altra fascia nel secondo tempo, dove Kovacic e Alvarez si alternavano nella posizione di mezz’ala sinistra e trequartista. Spesso però rimanevano tutte e due in posizione avanzata, Zanetti si schiacciava sulla linea dei difensori e Cambiasso rimaneva centrale, lasciando così un’enorme spazio scoperto sul centrosinistra, dove Obiang era libero d’impostare, mentre Gabbiadini mandava in crisi Zanetti tagliando verso il centro, lasciando lo spazio per l’avanzata di De Silvestri e i tagli dal centro verso l’esterno di Eder.
A fine partita Mazzarri se l’è presa con i suoi, ma non ha spiegato perchè ha fatto i cambi così tardi, perchè ha lasciato in campo Zanetti per 90 minuti, in evidente difficoltà, e perchè ha mandato in campo Belfodil in ripiego sul centrodestra, quando c’era bisogno di un attaccante che ripiegasse sul centrosinistra. Mihalovic invece ha azzeccato tutti i cambi, togliendo Pozzi e inserendo Sansone trequartista, spostando Eder comeprima punta, ma decisiva è stata la sostituzione di Obiang, che aveva sfruttato malissimo tanta libertà, con il più preciso Renan, che ci ha messo tre minuti a sfruttare gli spazi liberi.