La nuova Superlega e le reazioni
Le reazioni adirate alla nuova superlega dimenticano che la stessa superlega è una reazione legittima all’impresentabile riforma della Champions League, che deturpa il concetto stesso di “Champions-campioni”. Della nuova super lega si sa poco ed è impossibile esprimere un giudizio definitivo, dell’attuale champions purtroppo si sa tutto..
Cari amici, Ieri abbiamo fatto una scoperta clamorosa e “inquietante”. Il calcio è diventato business, in nome del Diavolo Denaro, una impresa economica, udite che orrore, i calciatori sono professionisti e non dilettanti volontari dediti alla causa. Invece, fino all’altro ieri, era il regno degli ultimi, dei deboli, della meritocrazia ma anche dell’eguaglianza, della fratellanza tra i popoli, dell’inclusione, della pace nel mondo e pure della sostenibilità ambientale.
Al momento l’attuale Champions non ha niente a che fare con il nome Champions, la Superlega è invece un’idea rivedibile, migliorabile e criticabile, ma legittima, si rassegnino i censori. Da conoscere anche, senza pregiudizi, perchè attualmente è impossibile farsi un’idea definitiva visto che nessuno ne conosce i dettagli. Si sa però che non è già vero che sarebbe una lega del tutto chiusa, alle 12-15 fondatrici ogni anno si aggiungerebbe una rotazione di 5-8 squadre promosse e retrocesse dai vari campionati nazionali (tra cui potrebbe esserci proprio quell’Atalanta che oggi viene usata come spada dai detrattori della nuova superlega, anche per colpa di certe uscite sbroccate di Agnelli, ma chissà, un giorno la vedremo nella nuova superlega). Ed eventualmente anche le 12 fondatrici potrebbero non essere intoccabili in eterno.
Ah bei tempi quando comandavano la Uefa e la Fifa, che fecero della vecchia e nobile Coppa dei Campioni un baraccone alla tutti dentro per la redistribuzione della ricchezza (altrui) un po’ a chiunque, alla faccia della meritocrazia, che dovrebbe far rima con qualità e non uguaglianza. Già, perchè lo sport professionistico (da non confondere con il rispettabile sport dilettantistico) dovrebbe essere competizione e non solo partecipazione. Se siamo arrivati a questo punto è allora perchè ad ogni azione corrisponde una reazione ed è evidente che un baraccone a 36 squadre come la Champions proposta dalla Uefa, gonfiato quantitativamente di partite inutili per generare introiti televisivi e pubblicitari (ah il Diavolo Denaro!), proprio con il concetto e il titolo di “Campioni” non ha nulla a che fare, ma nemmeno di Sport e meritocrazia. E che dire dei mondiali della Fifa in Qatar (nota patria del calcio e dei diritti umani) per di più a novembre, dove tra poco qualificheranno anche la nazionale del Polo Nord? Tutto bellissimo, ma poi sono arrivati i ricchi cattivoni, la “sporca dozzina (cit.), a rovinare tutto e a “sputacchiare” (cit.) sui poveri e gli oppressi, chiamandoli scrocconi. Bisognerebbe parlare anche della distruzione della Coppa Uefa e del flop dell’Europa league operato dai luminari, ma si andrebbe per le lunghe.
La passerella corifea di politici e demagoghi in cerca di consenso facile ha generato ulteriore confusione, in cui è incappata anche qualche figura autorevole. Bisogna chiarire allora che la nuova Superlega, infatti, non mette in discussione l’esistenza dei campionati nazionali, ma mette in discussione ed è una risposta alla fallimentare Champions League, che ha distrutto la vera coppa dei Campioni. Ben vengano i campionati nazionali.
C’è poi la favola tirata fuori all’occorrenza, ma poco pertinente, della squadra di serie D che può di promozione in promozione arrivare a vincere lo scudetto, cosa smentita da 120 anni di storia di calcio italiano, dove vincono sempre le solite, basta vedere l’Albo. Il tutto ovviamente da infarcire con la solita sbobba di antiamericanismo trasversale e buono per tutte le stagioni. Chi conosce gli sport americani sa che è vero che lì non esistono promozioni e retrocessioni, però esiste un sistema di riequilibrio ben più pratico che permette all’ultima classificata di avere di diritto in rosa il miglior giovane delle leghe universitarie per la stagione successiva, alla penultima il secondo migliore e così via. Infatti negli sport americani, guarda caso, non vince sempre la stessa da 50 anni, ma tutte le partecipanti ambiscono realmente – e non in teoria come in Europa – a vincere il titolo.
Vedremo allora come finirà questa vicenda, sperando che i fatti e la cronologia prevalgano sui toni isterici da crociate ideologiche e dogmatiche, che le soluzioni pragmatiche ed equilibrate prevalgano sulle burocrazie ammantate di utopismo. Insomma, si arrivi ad un punto d’incontro che sappia produrre un vero prodotto continentale di qualità, non del tutto chiuso, aperto il più possibile sulla base del merito, ma non un’accozzaglia cervellotica come l’attuale champions.
Vedremo, senza toni apocalittici.
Le nostre proposte per una riforma del calcio fatte in tempi non sospetti