La storia della stagione 2011/12

Cominciata con la sconfitta in Supercoppa italiana con il Milan e proseguita con un punto nelle prime tre giornate, l’avventura lampo di Gasperini sulla panchina dell’Inter si è conclusa ingloriosamente con la pesante sconfitta di Novara. Un girone di ritorno dopo l’Inter perderà ancora con il Novara, ma il destino di Ranieri subentrato a Gasperini sarà procrastinato per l’incombenza di una Champions che sarà un’altra cocente delusione con l’eliminazione per mano di un modesto e fortunato Marsiglia, in gol all’andata e al ritorno nei minuti di recupero.

Ranieri
Ranieri

L’arrivo di Ranieri è quello del normalizzatore e vede subito l’Inter vincere a Bologna, giocare una buona partita con il Napoli, ma un arbitraggio d’altri tempi di Rocchi incanala la partita su uno strano 0-3. Poi sperimentiamo i cosidetti black-out, simpatica carratteristica di questa stagione consistenti nel far fare quello che vogliono agli avversari per qualche minuto: siamo a Catania e l’Inter ha la partita in pugno, ma due minuti di follia ribaltano il risultato, rivedremo scene simili nelle ultime due trasferte a Parma e Roma con la Lazio, con Lucio sempre protagonista. Si torna a fare i tre punti con il Chievo e uno con l’Atalanta, mentre il vero Milito sembra smarrito e sbaglia gol incredibili. Arriva la Juve a S. Siro, Maicon fa un eurogol, ma siamo ancora rimontati e beffati in contropiede. Ci consoliamo con la Champions, dove l’Inter sembra trovare maggiore tranquillità e persino Zarate va in gol. Compare Castaignos al 90′ di Siena, poi non lo vedremo più. Arriva un’altra sconfitta casalinga, saranno ben cinque in questo campionato, con l’Udinese, mettiamo il becco fuori ed ancora colpiti in contropiede. L’inizio di Ranieri è un pochino meglio di quello di Gasperini, 13 punti in 9 partite, ma navighiamo ancora in cattive acque, cogliamo comunque la qualificazione agli ottavi di Champions con un turno d’anticipo.

Il 10 dicembre strappiamo la vittoria alla Fiorentina, è l’inizio delle famose 7 vittorie consecutive (più una in Coppa Italia), tra vittorie di misura e il lusso natalizio di un poker al Lecce e una cinquina al Parma. Il 15 gennaio è il giorno del Derby, una gara tutta difesa, cuore e contropiede culmina con la fuga di Zanetti sulla fascia che serve il pallone a Milito che piazza il gol, il derby è vinto e non ci sono dubbi, il campionato è riaperto e si bissa con la Lazio sette giorni dopo. Gli equilibri sembrano trovati con il 4-4-2 che vede Alvarez esterno con facoltà di accentrarsi. Una variante vincente in un modulo che ha dato solidità ad una squadra presa d’infilata troppe volte.

Milito esulta sotto la nord nel derby d'andata

Ma quello che sta per accadere non lo sognerebbe nemmeno il più pessimista degli interisti, cioè il più pessimista dei pessimisti. Torna Sneijder e Ranieri abbandona l’amato 4-4-2 per fare spazio all’olandese volante, mentre Alvarez s’infortuna. Si perde a Lecce, pareggio pazzo sotto la neve con il Palermo, 4-4, con poker di Milito, poi quattro sconfitte consecutive da lasciare basiti, senza fare nemmeno un gol! La figuraccia di Roma, ancora il Novara del fugace Mondonico, un’altra sconfitta in casa con il Bologna e squadra contestata, ma prevale lo sconcerto nel Febbraio più gelido degli ultimi decenni. La quarta sconfitta è a Napoli, dove avevamo perso anche in Coppa Italia un mese prima. La difesa fa topiche madornali, ma sono i top players a mancare totalmente, mentre il centrocampo è in affanno e Cambiasso il capro espiatorio.

Rimane solo la Champions con l’abbordabile Marsiglia. Andata incanalata sullo 0-0, ma al 93′ un calcio d’angolo trova la difesa impreparata, Chivu perde l’uomo e torniamo a Milano sotto di un gol.

In campionato ritroviamo la vittoria dopo 47 giorni, il 9 marzo a Verona con il Chievo, un’inzuccata di Samuel nei minuti finali. Si va al ritorno con il Marsiglia per salvare la stagione, Milito ristabilisce la parità, ma ancora i maledetti minuti di recupero e un pasticcio di Lucio, fuori anche dalla Champions, ma la squadra esce tra gli applausi che sanno di tributo per la fine di un ciclo.

massimo moratti
Moratti nerazzurro, 67 anni ieri, auguri presidente

C’è però un lungo campionato da giocare, lo 0-0 casalingo con l’Atalanta sa di agonìa, il primo tempo di orgoglio sul campo della Juve e l’ennesimo gol preso da calcio d’angolo con la squadra che ancora una volta si sfalda una volta subìto il gol portano Moratti a prendere una decisione che darà un senso alle ultime nove giornate e un posto in Europa. E’ il momento di Stramaccioni, ma questo è già il presente, raccontato nell’editoriale di ieri.

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