Le ultime interviste di Conte hanno chiarito molte cose
L’Inter deve Contare
Antonio Conte ha sicuramente introdotto una nuova comunicazione in casa Inter. Fin da subito il tecnico è apparso un vincente, uno che “rosica” a perdere anche le amichevoli, in questo modo ha spazzato via quel buonismo da sazietà post-triplete che è stato il vero male della tifoseria e del mondo interista in questi anni. Quell’atteggiamento di riverenza verso i piani alti e intermedi che ad ogni sconfitta inquisiva e censurava qualunque tipo di critica, anche le più pacate e argomentate, non certo catastrofiste, in nome di un finto interismo mai esistito prima, che in realtà nulla ha a che vedere con l’interismo autentico e sincero, quello ambizioso e che appunto, come ha detto Conte, “rosica” a perdere anche le amichevoli.
Devo dire che non conoscevo Conte dal punto di vista comunicativo, da anni mi occupo quasi esclusivamente solo del mondo Inter, convinto che una comunità deve vivere non in chiave “anti”, non nell’idea di origliare tutto quello che dice il nemico per dire l’opposto uguale e contrario, ma deve vivere di linfa propria, in maniera indipendente. Ora che Conte è all’Inter inizio a conoscere le sue capacità comunicative e la sua mentalità, oltre alle sue idee e prove calcistiche.
Un altro aspetto, quindi, è la sua schiettezza, l’esatto opposto di Spalletti. Se Spalletti filosofava in maniera “democristiana”, allusiva, tirando frecciatine a questo e quel dirigente, Conte parla in maniera diretta, non attacca sul piano personale, semplicemente dice sinceramente e oggettivamente quello che non va. Inoltre, Spalletti faceva il politico, tirava dalla propria parte i tifosi nelle sue battaglie di corrente, con demagogia e finto aziendalismo, Conte invece parla da professionista indipendente, non gli interessa farsi bello coi tifosi o mettere in cattiva luce questo o quel dirigente o la proprietà, vuole semplicemente i fatti e che le promesse siano rispettate, al fine di portare l’inter a vincere.
Sul piano calcistico tutti lo abbiamo visto, sta già sgretolando i pregiudizi sulla difesa a tre che permangono nell’ambiente interista, il suo 3-5-2 è interpretato in maniera alta e offensiva, niente a che vedere con quello di Mazzarri, mentre sul piano individuale sono già tanti i singoli rivalutati, che con Spalletti sembravano dei “brocchi”, da Dalbert a Gagliardini, passando per Candreva e D’ambrosio.