L’articolo di Grasso (Corriere.it) sull’enfasi superflua dei telecronisti ha suscitato centinaia di commenti e il giudizio è pressochè unanime.
La gente non ne può più di Piccinini e Caressa, delle loro “sciabolate” e delle loro “imbucate”, dei toni sopra le righe, del protagonismo vanitoso, in particolare del telecronista di Sky, che ha prodotto una generazione di mostri intenti ad urlare come dei pescivendoli al mercato. Personalmente ritengo Piccinini tutto sommato un buon telecronista di base, anche se ormai ha fatto il suo tempo. Caressa, invece, è proprio negato, col suo fare da coatto tuttologo, incapace di stare in cronaca, ci ammorba con i suoi contenziosi arbitrali convinto di conoscere il regolamento meglio degli arbitri e il calcio meglio del commentatore tecnico che gli sta di fianco. Inutile aggiungere che un buon telecronista dovrebbe alternare il parlato con il silenzio, ma per l’ego ipertrofico di questi telecronisti questo appare impossibile. E così non resta che togliere il volume e guardare le partite senza audio.
Su Caressa non so giudicarlo non avendo sky, ma non toccatemi Piccinini… sono cresciuto con le sue telecronache, è un grande!!
Piccinini è dieci volte meglio di Caressa, anche se registro che molta gente è stufa di tutti e due.
Vi confesso. Quando vedo le partite chiudo gli audio, sia di Sky o se c’è Piccinini: telecronache alienanti e violenti che tendono ad eccitare i telespettari. Capisco le ragioni commerciali ma c’è una esagerazione nello stile da essere insopportabile e offensivo all’intelligenza delle persone. Non lo dico per antipatia, anzi: di Piccinini, ricordo il padre che a fine carriera venne a giocare dalle mie parti. Mi guardo la partita come fossi allo stadio, senza commenti televisivi; è la mia testa che guarda e giudica.