La diva offesa, i goebbles di Parabiago e i capibastone democristiani

Sulle ultime vicende dell’Inter

Icardi con Wanda

Un po’ sobbalzo sulla sedia quando leggo l’ultimo tweet di Icardi. Com’è che dice? “Se non la ami quando perde non la amare quando vince”. No dai, ma questa non è la frase dei bimbominkia da tastiera? Quelli che “e poi non salite sul carro!” Ma che stai a dì, capitano, direbbero a Roma. Che poi la domanda è, sì ma quando si vince? Ma con chi ce l’ha? Beh sì, coi tifosi, dai, con chi altro, non avete visto il broncio da diva offesa all’uscita dal campo sotto i fischi dopo la sconfitta col Bologna?

A questo punto è bene riportare un po’ di principi di realtà, perchè magari su quel mondo magnifico dei social e dei siti militarizzati avete letto che la colpa delle sconfitte è dei tifosi interisti che “fanno psicodrammi” e non ci credono abbastanza mettendo eccessive pressioni. Augurandoci che ci siano abbastanza psichiatri che possano intervenire sull’emergenza social, entriamo in cronaca e andiamo a raccontarvi: Giovedì sera, oltre ventimila tifosi, zero gradi, pioggia, Lazio in Coppa Italia, qualche fischio a primo tempo, poi sostegno fino alla fine. Domenica sera, sempre zero gradi, oltre cinquantamila spettatori, Icardi sbaglia un gol praticamente a porta vuota, partita penosa, vince il Bologna che non vinceva da settembre, terz’ultimo in classifica, facciamo zero gol nelle ultime tre giornate, non succedeva dagli anni ’50, quattro gol nelle ultime sette giornate, un punto in tre giornate, eliminati dalla coppa Italia, fischi alla fine del primo tempo e alla fine della partita. E quindi? Quale è il problema? Lo stadio è sempre pieno, il sostegno c’è sempre, poi se fai schifo a fine primo tempo o partita (ho detto fine, non durante) ti fischio, senza tirare seggiolini, fumogeni e motorini in campo.

Ora, a parte gli interisti di professione col biglietto pagato, quelli che il biglietto glielo paga mamma e papà, sostenere l’Inter ci costa mediamente svariate migliaia di euro all’anno, tra stadio, abbonamenti tv, merchandising, nessuno ci obbliga, certo, però è possibile sentire frasi del genere? E’ possibile che c’è sempre qualcuno che sale in cattedra e dice agli interisti quello che devono dire e fare? E’ intervenuto Marotta a metterci una pezza per fortuna, io un po’ confido in lui anche se molti amici diffidano perchè è un ex juventino, ha chiarito che “i fischi sono un segno d’amore”, una risposta indiretta a Icardi, ma anche un segno di serietà, speriamo bene.

Con questo non voglio difendere tutti i tifosi in toto a spada tratta, ognuno è responsabile di sè stesso e calciointer a differenza di altri non si è mai autoproclamata capopolo, perciò quando senti dalla curva nord fare il verso della scimmia a Mbaye, senegalese del Bologna, ex Inter, cresciuto nelle giovanili dell’Inter, capisci che i cerebrolesi ci sono dappertutto, ma spesso si raggruppano tutti insieme, e non c’è speranza. Poi non lamentiamoci del “sistema” che ci perseguita se ci danno 10 giornate di squalifica, ma per fortuna questa volta il resto del pubblico si è dissociato apertamente manifestando la sua disapprovazione, cosa non avvenuta in Inter-Napoli, e quindi non ci saranno provvedimenti disciplinari, come spiegato dal giudice sportivo, che così persecutore quindi non è apparso. Ma poi all’ipocrisia non c’è mai fine, redarre comunicati in cui si spara a zero su tutto e tutti e si sostiene che il buu lo si fa equamente a tutti (quando in realtà ai neri non è un buu ma un uh uh uh ritmato, scimmia, capito?), ti fa rimpiangere i razzisti tutti di un pezzo di una volta, non questi Goebbels di Cuggiono e Parabiago sul Seveso.

Per finire voglio fare un elogio all’interista medio, cosiddetto interista medio, quello che viene chiamato in maniera dispregiativa interista medio, mutuando l’espressione di italiano medio. Devo però far prima una premessa “importante”: per parlare di scienza, medicina, economia, storia, politica internazionale bisogna aver studiato, magari ci vuole una laurea, ci vogliono delle competenze, non basta il diploma su facebook, ma lo stesso discorso non può essere sovrapposto sul calcio. La scienza non è democratica, ma il calcio è democratico. Chiunque abbia visto un numero sufficiente di partite, senza bisogno del patentino di Coverciano o dell’invito di Ravezzani a Qui studio a voi stadio, può parlare di calcio e magari ne sa più del miracolato col tesserino da giornalista professionista, dell’allenatore nel pallone che ha allenato la Crodino Borgosatollo o del tamarro esaltato che ha giocato nella Bagnara Calabra, che magari non sanno nulla di scienza, economia, storia, ma hanno trovato nel calcio un motivo di rivalsa verso le loro frustrazioni. Ora, invece, sembra che gli interisti devono stare zitti e buoni, come dei tesserati della democrazia cristiana sottoposti ai capibastone e alle loro logiche di corrente, ma anche no, l’Inter non è mai stata questa e mai lo sarà.

E la campagna mediatica pro-Spalletti è infatti iniziata, ma attenzione, il confronto tra gli spallettomani e gli antispalletti non è simmetrico, non è livellabile sullo stesso piano, ma è asimmetrico. Da una parte, infatti, gli antispalletti non danno tutte le colpe della crisi a Spalletti, ma anche ai giocatori e alla società, ma sostengono che Spalletti sia il principale responsabile tra i responsabili, direttamente o indirettamente, se pensiamo anche agli altri due grandi responsabili, Nainggolan e Perisic, che però sono uomini voluti, trattenuti, rivoluti proprio da Spalletti! Ma possiamo sempre sbagliare.. Dall’altra parte invece gli spallettomani dipingono Spalletti come la vergine madonna crocifissa e danno tutta la colpa a giocatori e/o la società o i dirigenti, rei forse di non avergli rilasciato qualche intervista, ma sono due cose differenti, non contrapposte.

Ma davvero gli spallettomani sembrano una corrente della Democrazia Cristiana, dicono tutti le stessi frasi, tanto che pensi che o sono fatti con lo stampino o recitano un copione scritto. La loro campagna intruppa loro malgrado gli immancabili tifosi Vip e gli ex calciatori, allora ecco Mazzola che dice che bisogna continuare con Spalletti, ma poi leggi l’intervista e leggi che ha detto anche che “è l’allenatore che deve motivare i giocatori” quando questi sono distratti dalle voci di mercato in gennaio. Ecco Bonolis, che ha detto “Spalletti è un ottimo allenatore” (nel titolo), ma in realtà Bonolis ha anche detto che ““L’Inter ha una rosa ottima per il prossimo campionato. Per questo, Spalletti dovrà trovare nuovi schemi tattici e nuovi stimoli.” 

Ma la frase fatta più clamorosa ripetuta a macchinetta dai bot della propaganda è quella “abbiamo cambiato otto allenatori in otto anni, quindi il problema non è l’allenatore”. Amici, abbiate pazienza, abbiamo cambiato in otto anni tre proprietà, decine di dirigenti e centinaia di giocatori, e allora?

Ma lo scontro è asimmetrico anche perchè gli antispalletti non pensano di avere la verità in tasca, mentre gli spallettomani pensano di avere la verità in tasca e te la dicono con il loro sguardo torvo e le loro capigliature da Full Metal Jacket (eppure dovresti ringraziare il cielo di fare il mestiere più bello del mondo, quello di giornalista sportivo, e che ci sono così tanti tifosi che pagano il biglietto e contribuiscono al tuo stipendio), anche per questo sostengono che ogni critica a Spalletti “destabilizza l’Inter”. L’espressione e il concetto di destabilizzare è mutuato dai regimi dittatoriali e totalitari, le dittature nella loro propaganda (lo vediamo anche in questi giorni nel caso del regime venezuelano) sostengono sempre che ogni critica e dissidenza da parte dell’opinione pubblica e della società civile è frutto di un complotto esterno e di manovre di stati stranieri, che metterebbero a repentaglio tutta l’esistenza della patria e dello stato, spacciando così la loro corrente particolaristica e di partito con l’interesse generale di tutta la baracca.

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