Joao Mario, da idolo a reietto

Joao Mario il giorno della presentazione a San Siro, osannato dal pubblico

La parabola di Joao Mario è molto triste. Arrivato in pompa magna nell’estate 2016 per la cifra di 45 milioni, oggi sembra non volerlo più nessuno. Relegato in panchina da Spalletti, desideroso di cambiare aria per giocare nell’anno dei mondiali, il portoghese non ha offerte e così Sabatini e Ausilio stanno facendo i salti mortali per piazzarlo in uno scambio di prestiti. Prima si è provato con il Psg, ma l’avvicendamento con Pastore non è andato a buon fine, come quello con Mkhitharyan del Manchester United e appaiono difficili anche quelli con Gaitan dell’Atletico Madrid e Vazquez del Siviglia (ex Palermo). Anche i tifosi lo hanno abbandonato, un anno e mezzo fa fummo gli unici su internet a criticare l’operazione che lo portò in nerazzurro, mentre tutti osannavano l’intermediario e artefice Kia e Thohir, ma Mancini non lo voleva considerandolo, a ragione, un doppione di Brozovic e anche per questo il tecnico jesino – oltre all’altra assurda operazione che portò all’Inter Gabigol – lasciò l’Inter. Ora però mi pare si stia esagerando un tantino nel segno opposto, molti definiscono Joao Mario un “bidone”, cosa che in realtà nemmeno è. Non sappiamo se si tratta degli stessi che lo osannavano un anno e mezzo fa, che prima lo hanno soppravalutato e ora lo sottovalutano, ma purtroppo oltre a certi limiti, nessun allenatore ha saputo trovargli un ruolo, ma non vorrei che cambiando aria si rigenerasse, come già successo a Kondogbia.