Tra tattica ed emozioni calcistiche
Un recente studio pubblicato dal corriere della sera ha rivelato che nel mercato del lavoro c’è una grossa richiesta di saldatori e ferramenta, Simone Inzaghi si porta avanti cercando la chiave giusta per trascinare il Biscione in alto
La mia impressione, ma posso sbagliarmi, è che con il Bologna non abbiamo assistito ad un banale turn-over di un calcio ogni tre giorni, ma a cambi tattici duraturi e destinati a cambiare l’assetto dell’Inter di Inzaghi; da una squadra che aveva provato il possesso palla e il palleggio all’esordio con il Genoa e alla seconda col Verona, ma ora punta decisamente al gioco in ripartenza fulminea, in una serie A dove ormai anche le medio-piccole ti affrontano a viso aperto.
Stiamo parlando di Vecino al posto di Calhanoglu e DiMarco al posto di Perisic. Rivedere il terzo gol dice tutto, Brozovic e Vecino sradicano letteralmente il pallone ai felsinei e lanciano in contropiede Dumfries resistendo alle cariche, poi si arriva in area, oltra ai due attaccanti, arrivano in questa situazione come sempre Dimarco dall’altra parte e lo stesso scatenato Vecino, in seconda battuta Barella e infine Brozovic al limite dell’area. E’ impressionante la carica agonistica di una squadra che nel secondo tempo ha preso a pallonate il Bologna, sempre con questi 5-6 uomini che arrivano negli ultimi venti metri partendo da dietro.
Entusiasmante vedere la catena di sinistra tutta italiana, la Ba(stoni)-Ba(rella)-Di(marco), tatticamente perfetta, ma la partita la si è vinta sull’altro fronte, tanto sconclusionata la catena di sinistra rossoblù, dove Hickey si alza presuntuosamente su Dumfries, Sansone si accentra, Svanberg non conferma le sue qualità e Bonifazi rimane in fase difensiva schiacciato e non si alza mai, lasciando Hichkey indeciso se andare su Vecino o Dumfries, Svanberg non si vede e Sansone non rientra. Dall’altra parte Skriniar, Dumfries e Vecino sanno sempre perfettamente come difendere, chi prendere in consegna e come ripartire.
Le disquisizioni tattiche però non sono tutto, quello che è bello è rivedere il pubblico sullo sfondo, in stadi che si spera presto torneranno a capienza piena. E torneranno presto anche le nostre tifocronache da san Siro, che vi hanno accompagnato negli anni precedenti il maledetto Covid.
Quello che possiamo dire al momento che questa è un’Inter che produce tantissimo, anche nell’unica gara senza rete contro il Real Madrid 18 conclusioni, Simone Inzaghi ha coinvolto praticamente già quasi tutta la rosa, allo stesso tempo trovando già quasi una identità precisa e un assetto chiaro. Sarà un campionato apertissimo, lo abbiamo detto, come non si vedeva da 20 anni.
Sullo sfondo si alternano le voci societarie, si parla forse di un gruppo saudita, forse di un fondo americano, forse Steven Zhang arriverà a Milano nei prossimi giorni, sta di fatto che ha del miracoloso un gruppo di giocatori seri, un allenatore sottovalutato, una dirigenza coi fiocchi che ha fatto un super-mercato senza soldi, che sopperisce ad una proprietà che praticamente non esiste, non si degna nemmeno di una parola e ci “regala” maglie da mal di stomaco che rinnegano i colori sociali come la prima, o il pugno in un occhio che abbiamo visto sabato, un nero abbinato ad un multicolor senza senso se non quello di strumentalizzare una squadra in nome di una campagna politico-ideologica. Ma noi interisti siamo abituati, prima abbiamo avuto i fascisti che vollero cambiarci nome negli anni ’30, ora abbiamo i comunisti di terza generazione che vogliono usarci per le loro campagne strumentali, ma l’Internazionale Milano sarà sempre uno spirito libero e democratico, aperto a tutti, ma privo di schematismi preconfezionati e imposizioni dall’alto.
Amala!