Inter-Shakhtar 5-0, 18’, 73’ Lautaro Martinez, 63’ D’Ambrosio, 77’, 83’ Lukaku
Un centrocampo che corre, una difesa attenta e dominante, un portiere che dà sicurezza e una coppia d’attacco straripante e lo Shakhtar è distrutto, una squadra non banale quella ucraina che il 5-0 rischia di far apparire debole, è vero, hanno punti deboli e sono crollati nel finale, ma sono stati un avversario degno, ma era l’Inter ad essere troppo forte e ad aver meritato la finale, ora nessuno può più dire che questa è una squadra palla-a-Lukaku, è una squadra con un undici titolare chiaro, cambi importanti, con il suo equilibrio e i suoi sistemi di gioco, con tante individualità e leaders in ogni reparto e compatta allo stesso tempo
Qualche accorgimento tattico dei due allenatori, il Donetsk rispetto al 4-2-3-1 annunciato gioca con un 4-3-3, Stepanenko perno basso e Patrick mezz’ala sinistra, non cambia molto ma così Stepanenko ha più libertà di impostare; si conferma invece l’atteggiamento stretto della squadra con le due ali Taison e Marlon che stringono molto per partecipare internamente quando l’azione si svolge sull’altra fascia, tanto che i due arrivano anche a creare una linea di passaggio, ma anche per dare spazio ai due terzini, che infatti col passare dei minuti prendono coraggio mentre Stepanenko si abbassa sempre più facendo reparto coi due centrali difensivi. D’altronde il Conte’s team aveva iniziato puntando sulla catena di destra con Godin che si sgancia in fascia, D’ambrosio si alza mezz’ala destra e Barella quasi trequartista centrale, ma non si riesce a dare spinta così che gli arancioni iniziano a prendere possesso delle fasce.
Tutto questo però viene interrotto al 18′ quando il portiere Pjatov rinvia sui piedi di Barella come sempre non casualmente appostato alto, dribbling elegante con l’esterno e cross arcuato dalla trequarti per Lautaro che anticipa il difensore e la gira sul secondo palo battendo l’incauto Pjatov.
L’Inter in fase d’impostazione gioca quasi con un centrocampo a due perchè Gaglia e Brozo sono in linea e Barella avanzato, ma il sardo deve coprire una lunga linea verticale rientrando in fase difensiva ad aiutare riuscendoci perfettamente.
Dopo il gol l’FCIM si abbassa troppo concedendo la trequarti offensiva allo Shakthar, zona dove i trequartisti si esaltano e i terzini possono sovrapporsi. Poi però Young esce dal guscio e crossa per D’ambrosio che fallisce il raddoppio sotto porta. L’Inter prova a neutralizzare Stepanenko alzando Brozovic e abbassando Lukaku, i meneghini continuano a prediligere l’attacco a destra, appostati alti in fase di non possesso sapendo che Pjatov rinvia sempre verso la sua sinistra e costringendo Taison al ripiego in fase di possesso.
Le due ali a piedi invertiti sono il marchio di fabbrica del Donetsk, ma a volte Taison e Marlon potrebbero giocare più scolasticamente premiando la sovrapposizione dei terzini, cosa che raramente fanno, cercando altresì sempre il passaggio interno a Marcos Antonio. D’altronde gli ucraini esprimono il meglio col palleggio sulla trequarti, ma ci sono pochi inserimenti in area e si cerca quasi sempre il cross basso. Col passare dei minuti Brozo è sempre più alto in pressione di Stepanenko e la squadra di Castro fatica sempre più a sviluppare il gioco. Finisce un primo tempo quasi perfetto degli ambrosiani a parte qualche sbavatura e qualche frangente di pausa-passività.
Si ricomincia con due tiri di Lautaro, un pallonetto sventato con un colpo di reni di Pjatov e un tiro di controbalzo sul primo palo schiacciato a terra dal portiere che controlla in due tempi, poi un tiro a giro di Lukaku che Khocholava copre bene.
Gioca bene ora lo Shakthar ma l’Inter non molla di un centimetro. Al 62′ Moares è bravo a inseririsi tra De Vrij e Bastoni nel primo vero cross per la testa che riceve, Handanovic ammortizza. Ma il 1908 spezza la tensione con l’ennesimo gol di testa stagionale, come spesso capita è D’ambrosio che si esalta su corner dando il 2-0!
Il Biscione riesce a combinare un atteggiamento grintoso di pressing alto con la sicurezza di affidarsi al retropassaggio ad Handanovic.
Entra Biraghi al posto di Young, mentre Lukaku scambia con Lautaro e fallisce il terzo gol. Però la neroblue è dominante e a tratti euforica, ancora una palla rubata sulla trequarti avversaria, Brozo schiaccia Stepanenko, una delle chiavi tattiche della partita, e manda in gol El Toro, il quale poi manda in gol Lukaku per un 4-0 imponente.
Ma non è finita, Lukaku strapazza la partita con il quinto gol che quasi rischia di far pensare ad una partita facile, cosa che non è stata contro una squadra anch’essa proveniente dalla champions.
Nel finale consueto spazio per Moses, Eriksen, ma ora anche Sensi che rientra dall’infortunio e pure Esposito.
E allora ci siamo, a dieci anni dal Triplete, dalla Champions, l’Inter riconquista una finale europea in una coppa Uefa che fa parte della storia nerazzurra con tre titoli tra il ’91 e il ’98 e dove una italiana mancava da 21 anni.
L’appuntamento per tutti è venerdì 21 agosto contro il Siviglia. Grazie Inter, grazie ragazzi..
IL TABELLINO
INTER – SHAKHTAR DONETSK 5-0
MARCATORI: 18’, 73’ Lautaro Martinez, 63’ D’Ambrosio, 77’, 83’ Lukaku
INTER: 1 Handanovic; 2 Godin, 6 De Vrij, 95 Bastoni; 33 D’Ambrosio (81’ 11 Moses), 23 Barella, 77 Brozovic (85’ 12 Sensi), 5 Gagliardini, 15 Young (66’ 34 Biraghi); 9 Lukaku (86’ 30 Esposito), 10 Lautaro Martinez (81’ 24 Eriksen).
In panchina: 27 Padelli, 7 Sanchez, 12 Sensi, 13 Ranocchia, 20 Borja Valero, 31 Pirola, 37 Skriniar, 87 Candreva.
Allenatore: Antonio Conte.
SHAKHTAR DONETSK: 30 Pyatov; 98 Dodô, 4 Kryvstov, 5 Khocholava, 22 Matviyenko; 8 Marcos Antonio, 6 Stepanenko; 11 Marlos (76’ 15 Konoplyanka), 21 Alan Patrick (59’ 19 Solomon), 7 Taison; 10 Junior Moraes.
In panchina: 81 Trubin, 9 Dentinho, 14 Tetê, 20 Kovalenko, 27 Maycon, 28 Marquinhos, 50 Bolbat, 76 Pikhalonok, 77 Bondar, 99 Fernando.
Allenatore: Luis Castro.
Arbitro: Marciniak (POL). Assistenti: Sokolnicki – Listkiewicz. Quarto Uomo: Collum (SCO). Var: Gil (POL), assistente Kwiatkowski.
Note
Ammoniti: Taison (S)
Corner: 4-1
Recupero: 1°T 1’, 2°T 0’.