“Quello con l’Inter era un gioco, spiace per le migliaia di insulti su internet, la gente dovrebbe imparare a sorridere di più”. Gioco, insulti, internet, gente, sorridere. In queste cinque parole è racchiusa questa piccola storia ricorrente. Il portiere del Chievo, Sorrentino, ha così spiegato la sua vicenda: Un siparietto divertente con l’Inter, in cui il clivense prima di Inter-Chievo chiede via Twitter tre biglietti alla società nerazzurra per fare una sorpresa ad alcuni cari, evidentemente tifosi nerazzurri. L’Inter che risponde divertita e sta al gioco e invece, puntuali, si scatenano gli insulti social. Talebani juventini accusano Sorrentino di essere interista, talebani interisti accusano Sorrentino di impegnarsi solo con l’Inter (immaginiamo abbiano visto tutte le partite del Chievo), e via con insulti pesantissimi alla famiglia e auguri di malattie, come già successo a Montolivo e Ranocchia in passato, per dirne solo due. C’è quindi un gioco, come lo è anche il calcio, che invece scatena gli insulti su internet della gente, quella categoria di persone che alcuni vorrebbero portatrice di verità e virtù come tutto ciò che proviene dal basso, ma in realtà sono solo leoni da tastiera, falliti nella vita reale. Certo, non che chi dall’alto dovrebbe dare l’esempio sia sempre migliore, ma questa è un’altra storia. Ma in mezzo c’è internet, quel contenitore dove tutto è permesso, sopratutto sui social networks, i quali in nome di una distorta e utopistica idea di libertà di espressione non censurano nulla, dai terroristi ai troll, dai complottisti agli idioti, a cui il diritto di parola non dovrebbe essere concesso. Si è invece voluto dare l’idea che Internet è una proprietà collettiva di tutti, una sorta di bagno pubblico, di lattrina comune, una zona franca dove dare libero sfogo all’invidia rabbiosa del troglodita, e non invece un mezzo di comunicazione che corrisponda a regole, responsabilità ed educazione. Perchè certe cose sono sempre esistite, ma poi è il mezzo che fa la differenza, è chi lascia spazio, concede terreno fertile, che è responsabile. Non resta che concludere con il quinto concetto espresso all’inizio.