Il 9 marzo di 109 anni fa un gruppo di spiriti liberi fondò la squadra più bella del mondo, il Football Club Internazionale Milano. Erano dirigenti e giocatori del Milan, ma la loro natura dissidente e la voglia di costruire qualcosa di più grande li spinse a questo gesto di ribellione. Rompere con il Milan e fondare un’altra squadra. L’originalità dell’Inter (così fu chiamata affettuosamente dai tifosi) sta tutta qua. Ancor più che nelle cause concrete della scissione. Non credo esistano casi analoghi nella storia del calcio e dello sport. La scelta angusta e autarchica dei rossoneri di non schierare più giocatori stranieri nel club era un controsenso per un sport importato dall’Inghilterra pochi anni addietro, la volontà di non sottostare a questa imposizione fu dettata dallo spirito internazionale tipico della borghesia milanese, ma anche e sopratutto dalla riconoscenza verso quei pionieri stranieri che avevano portato il calcio in Italia, oltre che da un autentico moto di libertà. Britannici, svizzeri, italiani rimasero uniti nei nuovi colori nerazzurri. Più che una scelta ideologica è il rifiuto di sottostare a una follìa ideologica a spingere questo gruppo di coraggiosi a fondare la beneamata. Lo spirito globale si unisce al buon senso lombardo, la cultura meritocratica che premia il talento ai valori dell’onestà, il tutto condito con un pizzico di snobismo e follìa trasmesso dall’aria del quartiere degli artisti di Brera, dove il club muove i primi passi. Un’Internazionale del calcio non figlia di un universalismo astratto e apolide, di un minestrone indistinto di valori e disvalori, ma con i piedi ben piantati nel territorio milanese, con l’onestà, la passione, il merito, il talento come valori imprescindibili e non trattabili. Non poteva risultare diversamente una tifoseria esigente, critica, a volte anche troppo, ma anche, caso unico nel panorama calcistico, autoironica, ma non da meno orgogliosissima. A distanza di 109 anni questo spirito, oggi si direbbe il Dna, è rimasto immutato, grazie principalmente alla famiglia Moratti, ma anche ai Pellegrini e ai Fraizzoli, che lo hanno tramandato e rivitalizzato. Ora tocca alla nuova proprietà non snaturarlo e non strumentalizzarlo, continuando questa fantastica avventura. Amala.
Nella foto: I fondatori dell’Inter.