Nessuna rivoluzione, solo tre innesti di esperienza e personalità. Questo è il menu dell’estate. Ma per pagare il conto bisognerà autofinanziarsi, vendere qualche prodotto fatto in casa. Tanto per cominciare proprio lui, il “bambino”, Davide Santon, perdutosi nei meandri di Appiano e quasi mai utilizzato nel 2016 da Mancini; per ricordare all’allenatore che esiste si è presentato a Sassuolo coi capelli ossigenati biondi, ma non c’è stato verso di giocare neanche all’ultima. (continua sotto)
Il suo destino pare segnato e rientra per primo nella lista dei cedibili. Il secondo cedibile invece risulta essere Juan Jesus, per la serie per giocare a calcio ci vuole anche un cervello. Il brasiliano si era reinventato terzino sinistro, ma anche lui nel girone di ritorno non ha più visto il campo, se non nell’ultima a San Siro contro l’Empoli dove ha sulla coscienza (insieme ad altri a dire il vero) il gol di Pucciarelli e parole irriferibili tra lui e Mancini. Al terzo posto dei prezzabili la grande delusione, Felipe Melo, scommessa persa da Mancini, di lui si ricorda la notte di follia con la Lazio. Non verranno riscattati Telles e Ljajic, sui quali non c’era obbligo di riscatto, ma quello su cui si spera di fare cassa – replicando l’operazione Shaqiri – è Jovetic, altra scommessa persa da Mancini, su di lui c’è l’obbligo di riscatto, ma si spera di rivenderlo poi per altrettanta moneta. Stesso discorso anche per Eder, anche se sarebbe un po’ imbarazzante cederlo dopo sei mesi, ammettendo di fatto l’operazione sbagliata. Infine Gnoukouri e Manaj andranno in prestito a farsi le ossa, come si diceva una volta, ma poi ci sono una lunga serie di giocatori che rientreranno a loro volta dai prestiti in giro per l’Italia e che si spera di rivendere a titolo definitivo, monetizzando. Ecco la lista: Ranocchia, Dodò, Andreolli, Biraghi e Laxalt. Tutto questo lavorìo per mettere in piedi un tesoretto (o tesorone) che potrebbe aggirarsi intorno ai 60 milioni e permetterebbe di non sacrificare i big, evitando quello che invece successe l’anno scorso, con la dolorosa cessione di Kovacic. Al lavoro, Ausilio.